Oggi avrebbe compiuto 38 anni Michele Scarponi. Il suo ricordo non si è perso dopo quel tragico 22 aprile. Ecco un ritratto ed un pensiero rivolto alla famiglia dello sfortunato ciclista.
IL RICORDO DI MICHELE SCARPONI
Caro Michele,
non ci siamo mai conosciuti personalmente. Non abbiamo mai scambiato due chiacchiere dal vivo. Non abbiamo mai nemmeno condiviso un tratto di quella strada che ti ha strappato via in quel maledetto 22 aprile, come eri solito fare con altri cicloamatori. Eppure, è come se tu fossi sempre stato un conoscente, un’immancabile presenza del mondo delle due ruote. Un protagonista ed un tifoso di questo sport, un campione ed un innamorato del suo lavoro ed hobby. Non stupisce se dunque eri uno dei beniamini incontrastati del popolo del ciclismo. Un po’ come il buon Peter Sagan, campione di genuina umanità. Non è un caso se lo slovacco, subito dopo aver riscritto i libri di storia vincendo il terzo titolo iridato, abbia dedicato il successo a te, all’Aquila di Filottrano. Il fenomeno della Bora Hansgrohe, come tanti altri colleghi, conosceva la simpatia e la generosità dello scalatore marchigiano, ne apprezzava l’umanità ed è rimasto profondamente colpito dalla tragedia. Scarponi somigliava a Peter per la capacità di avere sempre il sorriso e la battuta pronta in ogni occasione. Trasmetteva un’allegria contagiosa, una voglia di divertirsi che lo rendeva più vicino a ciascuno di noi, tifosi ed appassionati, pronti ad accalcarci al bordo della strada per incitare e ringraziare in qualche modo gli attori protagonisti dello spettacolo.
Piacevi, caro Michele, per la semplicità nel modo di correre. Niente computer, niente strategie particolari. Solamente l’ascolto delle proprie gambe e tanta generosità e determinazione nel non arrendersi, dando tutto ciò che si ha in corpo. Poche tattiche, tanto istinto. La bici era la compagna inseparabile, il mezzo per divertirsi in primis ed esaltare, regalare qualcosa ai compagni di squadra ed ai fans. Grazie anche a queste caratteristiche, “Scarpa” si è costruito una carriera di alto livello, fatta di successi importanti alla Tirreno-Adriatico ed al Giro d’Italia. Già, quella corsa rosa che lo ha visto vincitore a tavolino nel 2011, anche se lui continuava a ripetere di non sentirsi il primo classificato della gara a tappe più importante nella Penisola e per una ragione ben precisa: il mancato arrivo del premio economico per il campione. Una puntura fatta a modo suo, senza veleno, ma con il sorriso.
Campione sì, ma anche umile al punto da capire quando e come mettersi a disposizione degli altri. Chiediamolo a Vincenzo Nibali, fuoriclasse ed amico. La vita è strana: quel siciliano battuto da te, caro Michele, al Giro 2011 è diventato anche il capitano ai tempi dell’Astana. Eppure, “Scarpa”, non hai mai avanzato chissà quali pretese. Hai fatto a modo tuo, scegliendo di rimanere lontano dai riflettori e di vivere “da mediano”, riprendendo la celeberrima canzone di Ligabue. Quanto c’è di te nei successi e nella vita di campioni. Quanto c’è di te ancora adesso nei tuoi stessi compagni di squadra. Come non capire il pianto ed il tremito di Fabio Aru mentre spiegava la sua emozione nell’aver vinto il campionato italiano indossando la tua maglia? Michele era il compagno perfetto. Forse, anche per il suo modo di prendere in maniera scanzonata e divertita il suo lavoro, la pappagallina Frankje lo aveva preso in simpatia ed aveva deciso di svolazzargli attorno nel corso delle sue sedute di allenamento. Voli variopinti e risate contagiose fino a quel 22 aprile, una data funesta e drammatica soprattutto per gli amori di Michele. I genitori, la moglie Anna e le sue due gioie, i gemelli Giacomo e Giovanni, hanno sofferto silenziosamente in questi mesi, convivendo con un dolore enorme. Un macigno indescrivibile. A loro va l’abbraccio in un giorno speciale. Oggi, “Scarpa” avrebbe compiuto 38 anni. E già me lo vedo intento a scherzare ai microfoni delle televisioni sulla sua età e sulla fatica che avrebbe atteso lui, il Peter Pan del ciclismo.
Come dicevo all’inizio, noi non ci siamo mai conosciuti personalmente e non sai quanto mi dispiaccia non aver mai avuto modo di intervistarti. Mi sarei fatto due risate in più ed avrei conosciuto una splendida persona. Questo sarà uno dei miei crucci, caro Michele.