Arriva il giorno in cui dici stop. Non è un addio, non è una fine, ma cambi passo e decidi che è ora di uscire dal parquet. Massimo Bulleri ha detto stop. A 39 anni la sua carriera da giocatore di basket professionista si chiude con due scudetti, quattro Coppe Italia, due Supercoppe, una Coppa Saporta, un argento olimpico e un bronzo europeo. Un arrivederci, non un addio. Quando un mondo ti appartiene e ne ha scritto pagine così importanti non puoi dire addio. Il “Bullo” saluta con la maglia di Varese il basket giocato, difficile da immaginare un finale così, ma a volte si decide solo il quando e non il come.
GLI INIZI E L’ARRIVO A TREVISO
Pochi passi, a ricalcare quelli del fratello nei palazzetti, la palla che cade a ritmo sul parquet, un canestro che sembra così lontano quando si hanno appena 5 anni, ma che diventerà presto un amico, a volte un amico difficile, ma sempre lì quando ne hai bisogno. Dopo le prime esperienze giovanissimo con il Basket Cecina, Bulleri passa a Livorno e il suo talento inizia a mettersi in mostra. Questo “piccolo” play che vive il campo con fatica e determinazione riesce ad alzare i suoi primi trofei e ottiene una chiamata in Nazionale cadetti. Treviso vede le sue potenzialità e lo vuole nella squadra Juniores dove il suo destino si incrocia con quello di Denis Marconato. I corridoi del PalaVerde diventano la sua casa, in quei corridoi, in quel palazzetto, passano le ore e i giorni, mentre si crea “Il Bullo”. Nel 1996 la società decide di mandarlo a fare esperienza nelle categorie inferiori, 3 anni tra Emilia Mestre e Forlì, poi il rientro a casa con l’ingresso nel roaster della prima squadra.
GLI ANNI D’ORO
Con la maglia della Benetton ecco che Massimo Bulleri si fa conoscere dal mondo della pallacanestro. La sua tecnica e visione del gioco gli fanno trovare uno spazio di primo piano in campo, non solo attacca con grinta, ma difende con tenacia e lotta su ogni palla. Palleggio, arresto e tiro del Bullo fanno innamorare i tifosi di Treviso e lo portano in appena 5 anni a fare la differenza nei palazzetti italiani, in Eurolega e con la maglia azzurra, con cui fa il suo esordio ufficiale il 22 novembre 2000. Sono 7 i trofei che alza al cielo a Treviso, per due anni è MVP del campionato (2002-2003 e 2003-2004) e miglior giocatore delle Final Eight di Coppa Italia con la vittoria nella finale contro Reggio Emilia.
Bronzo europeo – Nel 2003 in Svezia vanno in scena gli Europei e l’Italia di coach Recalcati arriva a giocarsi la possibilità di una medaglia contro la Francia di Tony Parker. L’Italia vince in un pomeriggio incredibile, in cui il Bullo deve soffrire per la maggior parte del tempo dalla panchina per problemi muscolari. Dopo un primo tempo chiuso in vantaggio si arriva all’ultimo quarto con la Francia di nuovo vicina e nei secondi finali accade tutto e il contrario di tutto. Fallo di Bulleri su Tony Parker, che sbaglia uno dei due tiri dalla lunetta portando il punteggio sul 69-67 per l’Italia. Palla al Bullo che scivola mentre prova a ripartire e quando si accorge di aver dato di nuovo un’occasione ai francesi l’azzurro resta fermo in ginocchio, le mani sul volto, la paura di aver fatto un errore che l’Italia pagherà. E’ ancora Parker a farsi avanti, prova a passare la difesa azzurra e ad appoggiare a canestro, ma sbaglia e la palla viene presa da Marconato. Non la lascerà più, neanche dopo il suono della sirena. L’Italia è bronzo, Bulleri corre a prendere l’abbraccio dei compagni e ancora una volta ha la conferma, che quando cade, può contare su Denis per rialzarsi. Il biglietto per Atene 2004 e le olimpiadi è ora in tasca degli azzurri.
Argento olimpico – Dopo un girone passato con qualche sobbalzo di cuore gli azzurri prendono il largo e contro Portorico l’Italia è trascinata da Pozzecco, Galanda e un Massimo Bulleri inarrestabile con 20 punti messi a referto. La squadra di Recalcati sembra avere la capacità di invertire sempre i pronostici, contro i giganti stranieri questi ragazzi “normali” riescono a non farsi intimidere e andare avanti. In semifinale la Lituania sembra essere il muro oltre al quale l‘Italia non può andare. E l’Italia non lo fa. Ci passa attraverso mandando in mille pezzi le certezze degli avversari. L’inizio è da incubo per il team azzurro che sembra frastornato dalla potenza di Macijauskas, ci pensano poi Bulleri e Galanda a ricucire lo strappo, poi è show a due Pozzecco-Basile e quando nell’ultimo quarto la Lituania prova a rifarsi sotto e cambiare le sorti della partita, l’orgoglio azzurro fa la differenza. Il sogno della finale è raggiunto con un incredibile 100-91. In finale la squadra di Recalcati arriva ormai stremata, vince l’Argentina, ma il percorso fatto è una storia bellissima e inattesa.
MILANO, GIRO MAGLIE E LA SORPRESA VARESE
Nel 2005 scade il contratto tra Treviso e Bulleri, Milano e la nuova gestione firmata Armani riescono a portarlo nel capoluogo meneghino, ma l’inizio è più difficile del previsto con risultati deludenti in Europa e in campionato. A dicembre 2007 uno dei primi strappi con la società che porteranno a un continuo tira e molla per diverse stagioni con i prestiti a Bologna e a Treviso. Milano e il Bullo non riescono a trovarsi, a capirsi e non si trova una soluzione. Il ritorno definitivo alla Virtus è nel 2009-2010 e l’anno seguente diventa il capitano della squadra. Quando sembra che il giro maglie sia finito e che il destino del cestista toscano sia destinato a finire con la maglia della Benetton il vento cambia ancora. Nel 2012 Bulleri saluta la sua casa e passa in meno di due anni da Givova Scafati, Reyer Venezia e Brindisi, a luglio 2015 nuova destinazione alla Basket Fiorentino e l’anno successivo, quello conclusivo della sua carriera, l’ultima svolta: il Bullo torna in A e lo fa a Varese. “Quando Claudio Coldebella (direttore generale) mi propose Varese, ricordo che inizialmente mi sentivo a disagio. Poi quando al primo allenamento ricevetti l’applauso degli Arditi (gli ultras biancorossi), pensavo di stare su “Scherzi a parte” ”, racconta Bulleri e solo questo basta a far capire quanto possa essere sembrata strana la sua scelta. Forse inizialmente non erano convinti nemmeno alla Openjobmetis, a 39 anni il play toscano doveva solo fare il precampionato. Dopo un mese però il Bullo ha convinto tutti, un anno di contratto e un’altra stagione in A.
ULTIMA PALLA A DUE
Ultima partita in campo il 7 maggio 2016 al PalaRuffini di Torino. Varese è fuori dalla corsa playoff e anche la Fiat, questa partita non cambia le sorti di un campionato difficile, che ha svoltato solo a Febbraio con l’arrivo di Attilio Caja e che per poco ha davvero regalato l’illusione di poter arrivare alla post season. Massimo Bulleri è il protagonista della serata, il giusto saluto a un giocatore che ha dato tutto sul parquet e forse poteva ottenere anche di più. Il Bullo mette a segno 8 punti superando quota 4.200 in carriera e saluta il basket proprio nel palazzetto che lo ha visto tornare con una medaglia d’argento al collo e giocarsi l’All Star Game con i compagni di quella magnifica avventura. Palleggio. Arresto. Tiro. Canestro. Stop.
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