La storia di Dorothea Wierer: da Anterselva al tetto del mondo. Dagli inizi alle vittorie giovanili, fino ai successi in Coppa e ai Mondiali della regina del biathlon azzurro.

Dorothea Wierer, la regina del biathlon azzurro (fonte: profilo Twitter ufficiale di FISI)

Anterselva, la casa del biathlon

Rasun-Anterselva è un piccolo borgo di poco meno di tremila abitanti, che si estende lungo la Valle di Anterselva. “Antholz” in lingua tedesca, letteralmente “di fronte” (ant) “al bosco” (holz). Da novecento a quasi tremila cinquecento metri sul livello del mare, Anterselva respira l’ossigeno irrorato dal Parco naturale Vedrette di Ries-Aurina, specchiandosi senza vanità nell’omonimo lago, comunicando direttamente, attraverso il passo Stalle, con l’Austria. E «sotto la neve, settimane e anni si condensano in un’unico presente, che li custodisce tutti», cristallizzando il tempo.

Così la racconta Claudio Magris ne “Microcosmi”, libro del 1997 che è anche centrata epitome per descrivere tanto un luogo, fisico e non, quando una comunità. Quella del Südtirol, capace di resistere alle deportazioni fasciste fatte in nome dell’italianizzazione, conservando il proprio unico e irripetibile carattere autoctono. Quella di una Valle dove la lingua non è solo l’italiano, ma soprattutto il tedesco; dove non c’è bisogno di sognare una vacanza al mare, avendo per tutto l’anno la montagna; e dove il cuore sportivo palpita per gli azzurri, sì, non quelli del calcio, ma del biathlon.

Johann Passler, Andreas Zingerle, Hubert Leitgeb, Gottlieb Taschler e Wilfried Pallhuber sono solo alcuni dei biatleti sfornati dalla fucina di Anterselva. Sulle cui orme, a dieci anni, muove i primi passi Dorothea Wierer.

Biathlon e Wierer: una storia di famiglia, da non dare per scontata

Dorothea è la terza di cinque fratelli. E come i maggiori, Robert e Caroline, sci ai piedi sin da bambina, durante una domenica trascorsa in montagna con la famiglia, si avvicina allo sport caratteristico della Valle. Non è che sembri portata, sin da subito è qualcosa di più: ciò che ad altri sembra difficile da pensare, a lei riesce facile

Non ancora diciassettenne partecipa ai Campionati mondiali youth in Val Martello; tra le più giovani in pista, chiude decima nell’individuale, sedicesima nella sprint e quattordicesima nell’inseguimento. E firma, in seguito, nella medesima località, nel giorno del suo compleanno, la prima vittoria nella Coppa Italia giovani. Proprio nel 2007 Wierer entra a far parte della Nazionale italiana, nel gruppo sportivo delle Fiamme Gialle, diventando l’anno successivo la prima azzurra a vincere un titolo iridato ai Mondiali giovanili, conquistando l’oro nella 10km individuale di Ruhpolding. 

Il futuro sembra scritto. Il termine “predestinata” quasi riecheggia per la Valle. Ma nulla con Dorothea Wierer può essere scontato.

Sapientemente lo testimonia Massimiliano Ambesi, enciclopedico giornalista degli sport invernali, che racconta di una sua conversazione con uno dei tecnici della Wierer diciassettenne. “Dorothea non ha paura di niente e può vincere in Coppa del Mondo” gli dice, profetico. “Ma”, aggiunge, “dovremo essere bravi, perché magari domani Dorothea smette e va a lavorare al ristorante”. Il Marco Polo di Brunico, dove papà Alfred è chef e mamma Irmgard cameriera. 

Talentosa, , ma anche, si definisce lei, “pigra”. Le piace uscire con le amiche, le feste e anche il calcio; molto meno allenarsi. Tanto che, con la scusa del mal di gola, riesce a marinare un intero mese di sessioni di allenamento. Vi tornerà dopo una telefonata del suo allora allenatore Armin Auchentaller, che chiederà ai Wierer: “Ma Dorothea fa ancora biathlon? Perché è un mese che non la vedo…”. In tutta risposta, lei lo raggiungerà il giorno dopo. Purtroppo per il ristorante Marco Polo, che ha perso una più che discreta cameriera; per fortuna dello sport italiano, che guadagna una futura campionessa.

“Non lascio, triplico…”

Nella stagione successiva Wierer si ripete ai Mondiali, conquistando a Canmore, nel contesto youth, l’oro nell’inseguimento. La stagione 2008/2009 è anche quella della prima gara in Coppa del Mondo: il 9 gennaio 2009 Dorothea Wierer prende parte alla sprint di Oberhof, chiudendo sessantanovesima. A tradirla sono due errori al poligono, uno per sessione: al debutto nel massimo circuito internazionale, tuttavia, l’azzurra è la più veloce al tiro.

Dopo una stagione di assestamento nella categoria juniores, e qualche pensiero, l’ultimo, sul proseguire o meno, nel 2011 arriva la consacrazione: Dorothea, infatti, non solo conquista i primi punti in Coppa del Mondo, ma domina anche i Mondiali juniores di Nové Město na Moravě, conquistando tre titoli del mondo (sprint, inseguimento e individuale), impresa unica nella storia del biathlon femminile. A completare l’opera, un argento nella staffetta femminile, con le compagne Nicole Gontier e Alexia Runggaldier. 

Nel medesimo anno firma anche una top-ten nella sprint dei Campionati del mondo di Chanty-Mansijsk, kermesse dove chiude ai piedi del podio nella staffetta femminile. Format nel quale, due anni più tardi, ai Mondiali di Nové Město 2013, conquista con Michela Ponza, Karin Oberhofer e Nicole Gontier l’argento nella staffetta, la prima medaglia iridata della Nazionale femminile nel format.

La svolta in direzione Soči 2014

La stagione 2013-2014 è, in un certo senso, quella svolta definitiva. Non solo l’azzurra conquista il primo podio in Coppa del Mondo, nell’inseguimento di Pokljuka, ma è anche quella della prima medaglia olimpica, un bronzo ai primi Giochi in carriera, Soči 2014, nella staffetta mista, con Karin Oberhofer, Lukas Hofer e Dominik Windisch. Questi ultimi due, amici con cui aveva mosso i primi passi nella disciplina.

Al di là dei risultati, però, per sua stessa ammissione, l’annata delle Olimpiadi è quella in cui davvero Wierer onora al meglio tutte le settecento ore di fondo e le trecento di tiro. Da quel momento le mille ore di allenamento non sono più un fardello, un inutile orpello da unire all’innato talento, ma un solido punto di partenza per innalzare ulteriormente l’asticella.

I tre podi individuali valevoli il settimo posto nella generale, nonché il bronzo ai Mondiali di Kontiolahti del 2015, in staffetta con Karin Oberhofer, Nicole Gontier e Lisa Vittozzi, lo dimostrano. La prima vittoria individuale in Coppa del Mondo, il 3 dicembre 2015 a Östersund nella 15km, la prima medaglia ai Mondiali, argento nell’inseguimento di Oslo Holmenkollen, e il terzo posto nella generale del 2016, a coronamento dei dieci podi stagionali, nonché la vittoria della Coppa della specialità individuale, nel dominio di Soukalova, lo confermano. 

Dorothea Wierer: da Anterselva ad Anterselva 2020

Piano piano, infatti, Dorothea Wierer trova tranquillità e consapevolezza, sublimando al meglio istinto e costanza, tecnica e talento, un approccio nevrile a una lettura di situazioni e stagione. Il fuoco della competitività non divampa più in un’unica fiamma, ma arde progressivamente, trasformandosi in costante fonte d’energia. La forma, così come la gestione mentale, dapprima altalenanti, iniziano gradualmente a diventare il suo punto di forza, permettendole, con innato talento e maturità gradualmente acquisita, con un’aggressività non più da domare ma controllata, di affermarsi. Alla stregua del biathlon italiano, che conferma il bronzo nella staffetta mista alle Olimpiadi di PyeongChang 2018. Con Lukas Hofer e Dominik Windisch sempre più certezze, e Lisa Vittozzi a permettere il decisivo salto di qualità.

Il talento e l’audacia degli azzurri, uniti all’intuizione di un rinnovato staff tecnico di creare un gruppo “élite” per la preparazione estiva, formato dal poker d’assi del biathlon FISI, diviene l’ultima pennellata ai girasoli del biathlon italiano. Il gruppo “élite” dell’Italia, infatti, diviene l’élite dell’intero circuito internazionale: Dorothea Wierer vince la Coppa del Mondo 2019, la prima a colorarsi d’azzurro, conquistando anche una medaglia d’oro ai Mondiali di Östersund, nella medesima giornata in cui Dominik Windisch diviene campione del mondo, anch’egli nella partenza in linea.

“Anterselva” non è più parola da destinare al solo libro della storia del biathlon italiano, ma diviene un intero capitolo delle gesta di tutto lo sport azzurro.

Il primo, peraltro. Perché Dorothea Wierer riesce persino a migliorarsi, alzando nuovamente la Coppa del Mondo alla fine della stagione 2020, dove vince quattro medaglie, due d’oro (inseguimento e individuale) e due d’argento (mass start e staffetta mista), ai Mondiali di Anterselva. Lì, dove tutto era iniziato. Dove nel 2007, insieme a Dominik Windisch, aveva fatto da apripista per le gare dei Mondiali; dove nel 2020 è stata assoluta protagonista. Perché nella Valle, sotto la neve, settimane e anni si condensano in un’unico presente, che li custodisce tutti, cristallizzando il tempo.

Dorothea Wierer con le medaglie d’oro dell’inseguimento e dell’individuale e con l’argento della staffetta mista (fonte: pagina Facebook ufficiale FISI)

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Niki Figus
Giornalista pubblicista. Naufrago del mare che sta tra il dire e il fare. Un libro, punk-rock, wrestling, carta e penna.

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