Che fine hanno fatto gli azzurri che conquistarono l’argento nel torneo di basket delle Olimpiadi di Atene 2004? Scoprite qual è stato il destino di Pozzecco, Galanda, Marconato e degli altri talenti a cinque cerchi nella nostra inchiesta!
UN ATTIMO D’AMARCORD: IL FANTASTICO CAMMINO DELL’ITALBASKET AI GIOCHI DI ATENE 2004
Una generazione d’oro, cresciuta insieme e destinata a grandi traguardi: era questa la sensazione riguardo all’Italia che partiva per le Olimpiadi di Atene 2004, ed era piena zeppa di talenti cristallini: da Pozzecco a Basile, passando per Jack Galanda, Marconato e non solo, la qualità era altissima nella nostra nazionale, che però veniva dal 3° posto agli Europei 2003, e dunque non si sarebbe mai aspettata di sfiorare l’oro olimpico nello storico torneo di Atene. Un torneo che era partito alla grande sin dalle premesse: 4 agosto 2004, l’Italia affronta i marziani americani nella classica amichevole pre-torneo di livello e, in una Colonia che in quella notte si veste d’azzurro, l’Italbasket disputa la classica partita perfetta: Pozzecco ruba la scena ad Iverson, e i nostri atleti mostrano agli avversari come si gioca a pallacanestro (una lezione riveduta e corretta dall’Argentina nella semifinale che porterà Ginobili e soci all’atto conclusivo), infliggendo agli USA un 95-78 che manda in visibilio la città tedesca. Se questo era il preludio, il resto del torneo non poteva che essere roseo: l’Italia supera il girone da seconda con tre vittorie (Nuova Zelanda, Cina, Argentina) e due sconfitte contro Serbia (74-72( e Spagna (71-63), e stende ai quarti Puerto Rico con un perentorio 83-70. La semifinale ci riserva la Lituania, e tutti sono pronti a scommettere sulla sconfitta della nostra nazionale, che invece ci sorprende ancora: nuova gara perfetta e 100-91 finale, con Pozzecco (17 punti) e Basile (31) a fare i mostri della situazione, e la squadra intera che gira come un orologio svizzero, rimontando lo svantaggio iniziale. La finale è storia nota, con gli azzurri che vengono sconfitti 84-69 dall’Argentina e devono arrendersi alla generazione d’oro sudamericana: è stata una sfida bellissima, quella tra i vari Ginobili, Scola, Nocioni, Delfino, Sconochini ecc. e l’Italbasket, che purtroppo ci ha portato solo all’argento finale. Ma ora, a quasi 13 anni di distanza da quei Giochi, e andando a spulciare per vari motivi la rosa di quell’Italia, ci è nata una curiosità: che fine hanno fatto i 12 eroi di Atene? Quanti di loro giocano e quanti hanno appeso le scarpette al chiodo? Andiamolo a scoprire insieme in questa puntata di Azzurro d’inchiesta!
DA BASILE A MISTER POZZECCO, PASSANDO PER IL DIRIGENTE GALANDA: GLI AZZURRI DELL’ITALBASKET CHE SI SONO RITIRATI
Mentre coach Carlo ”Charlie” Recalcati, che ai tempi dell’argento olimpico svolgeva il doppio incarico da ct e tecnico della MPS Siena (abbandonata nel 2007 dopo pressioni federali), continua a dispensare consigli e indicazioni cestistiche allenando la ”sua” Cantù a quasi 72 anni dopo un ritorno romantico simile a quello di Dan Peterson a Milano, molti dei talenti di quella nazionale hanno invece detto basta al basket: è stato quasi un passaggio naturale, per gli esponenti di una generazione che ad Atene 2004 si trovava nel pieno della maturità agonistica, con molti dei suoi interpreti che erano reduci sia dal bronzo europeo del 2003, che dall’argento e dall’oro continentali del 1997 e del 1999 (e poi avrebbero fatto parte della rosa oro ai Giochi del Mediterraneo di Almeria 2005), e così ecco che il ritiro accomuna molti dei 12 giocatori iscritti a referto durante il torneo a cinque cerchi. Il più recente degli addii è stato quello di Gianluca Basile, che ha scelto di salutare in maniera tanto ”ignorante” (come il tiro che è diventato il simbolo di un giocatore tanto forte, quanto scanzonato) quanto emozionante attraverso le pagine de ”La giornata tipo”, durante un’intervista con l’amico Matteo Soragna: Baso aveva da poco ricevuto un’offerta da parte di Capo d’Orlando, squadra con cui aveva chiuso per la prima volta la sua carriera alla fine della stagione 2015-16, per un contratto fino al termine della stagione, ma ha deciso di smettere per non deludere le attese di tutti. Addio al basket a 42 anni e da signore, per un campione che ha vestito per 6 anni (dopo Atene) la maglia del Barcellona: maglia del Barcellona che è stata vestita anche da un altro classe ’75, quel Denis Marconato che attualmente si trova tra i free agent, ma verosimilmente chiuderà qui la sua esperienza nella pallacanestro giocata. Lo storico simbolo della Benetton Treviso, al Barcellona dal 2005 al 2008 (con parentesi seguenti a Siena, Venezia e Cantù), è fermo da quasi un anno dopo la fine del contratto da ”uomo d’esperienza” a Sassari, e al momento non sembra avere offerte per proseguire la sua carriera da giocatore: una situazione, quella del trovarsi senza alternative, che ha colpito anche Nikola Radulovic, il #4 di quella nazionale che ha appeso le scarpette al chiodo nel 2012 dopo essere stato svincolato da Scafati, e del quale non abbiamo trovato notizie nel post-ritiro.
Notizie che invece ci sono, eccome, riguardo a Giacomo ”Jack” Galanda e Gianmarco ”Poz” Pozzecco, due delle stelle assolute dell’Italbasket, che si sono ritrovate a prendere due strade totalmente diverse: allenatore Pozzecco, nel più classico dei ”chi l’avrebbe mai detto?” dopo una carriera da scheggia impazzita ad altissima qualità, dirigente Galanda, che è diventato l’uomo-simbolo di Pistoia, formazione che ormai è una realtà consolidata della nostra Serie A. Jack, infatti, dopo aver chiuso la carriera in Toscana nel 2014 (ed essere stato un uomo-simbolo per Varese), ha scelto di ”studiare” per diventare general manager: attualmente, dopo un anno concitato, si occupa tanto della gestione della squadra, quanto della supervisione delle giovanili e dei lavori per iniziare a costruire quella Cittadella dello sport che rappresenta il suo grande sogno da dirigente. Una carriera da ”uomo forte” dietro la scrivania (ma non troppo) per Galanda, mentre il Poz si è dato al ruolo da allenatore, mostrando di essere capace di capire al meglio i giocatori, ed entrare in empatia con loro: Capo d’Orlando è stata il miglior esempio di questa sua abilità, con tanto di promozione in A sfiorata dopo aver portato nel suo roster gli ”amici” Basile e Soragna (e leggendaria sfuriata dopo un match con Ferentino, guardatela qui), mentre l’esperienza a Varese ha portato all’esonero dell’ex playmaker, che aveva/ha avuto anche esperienze da conduttore tv e opinionista su La7, Sky e Sportitalia, e da dirigente (per qualche mese) dell’Olimpia Milano. Attualmente Poz, che aveva bisogno di staccare mentalmente dopo l’esperienza varesina, sta facendo da vice all’ex compagno Veljko Mrsic al Cedevita Zagabria, portato alla vittoria del campionato 2015-16, ma chissà che il folletto classe ’72 non torni presto allenatore capo altrove. E, per chiudere in bellezza coi ritiri, ecco a voi il filosofo Michele Mian, un giocatore che è diventato una leggenda a Udine (era alla Snaidero ai tempi dell’Olimpiade) ed ha chiuso nel 2011 dopo una buona esperienza a Cantù con Trinchieri: Mian, che filosofo lo è per davvero con tanto di laurea, ora insegna minibasket ai bambini, ma il richiamo del basket giocato è stato troppo forte per lui. L’ex ala piccola gioca negli amatori nella ”sua” Aquileia, e tempo fa si parlava di una sua convocazione nella nazionale Over 40 di basket: sarebbe un buon innesto, non trovate?
SORAGNA, RIGHETTI, IL ”TORTONESE” GARRI E GLI ALTRI HIGHLANDER: L’ITALBASKET CHE NON VUOLE SAPERNE DI SMETTERE
6vs6, come in una partita di basket tra amici: se da un lato ci sono 6 talenti di quell’Italbasket che hanno detto ”basta” col canestro, dall’altro ce ne sono altrettanti che non hanno la minima intenzione di farlo: a partire da Matteo Soragna, una vita da play nella Serie A italiana e un presente nella Pallacanestro Piacentina, formazione militante in Serie B (sotto l’A2) e attualmente terza in campionato. Il #9 di quell’Italia prosegue, e intanto progetta un futuro da opinionista: se intervisterà sempre come ha fatto con Basile, allora potrà farsi strada nel mondo della tv italiana. E, restando nel variegato mondo della Serie B italiana, ecco che troviamo altri due giocatori di quella nazionale: da un lato Rodolfo Rombaldoni, che pur essendo un classe ’76 calca ancora i parquet italiani e veste la maglia dei Tigers Forlì dopo una carriera da vagabondo per le realtà del Bel Paese (nel 2004 arrivò ai Giochi da cestista della Viola Reggio Calabria), dall’altro Roberto Chiacig, il roccioso centro che non vuole saperne di smettere a 43 anni suonati. Ghiaccio infatti, dopo essere accorso al capezzale della rifondata Siena in DNA (2014-15, Chiacig era stato alla MPS dal 2000 al 2006), milita ora nel Cus Jonico Taranto, che potrebbe essere l’ultima tappa di una carriera girovaga, partita con uno svincolo da Treviso nel 1996 sfruttando la legge Bosman (andò all’AEK Atene). Salendo di categoria e passando all’A2 Girone Ovest, troviamo altri due azzurri che si sono affrontati in campionato, e vestono rispettivamente le maglie dell’Eurobasket Roma e del Derthona Basket: stiamo parlando di Alex Righetti e di quel Luca Garri che ad Atene era il giovane talento del gruppo (aveva 22 anni). Il primo (classe ’77), dopo una vita nella Virtus Roma, ha scelto di unirsi all’altra società della Capitale, allenata dall’ex nazionale degli anni ’90 Davide Bonora, e fornire il suo contributo a una squadra attualmente 12a in campionato, mentre Garri è il capitano di quella che è ormai da qualche anno la realtà emergente del nostro basket: il Derthona, infatti, dopo aver fatto un’autentica scalata all’interno della pallacanestro nazionale, è attualmente 2° in campionato dopo una stagione fantastica, con 40 punti in 28 match della regular season (-4 da quella Biella che aveva assistito alla miglior stagione del centro nato ad Asti). E, tra le vittorie ottenute in stagione dai ragazzi di mister Cavina, che hanno in Garri (classe ’82) uno dei leader, spiccano proprio i due successi nel confronto diretto contro l’Eurobasket: riuscirà Garri a tornare in A coi bianconeri?
Lo scopriremo a fine stagione, ma intanto c’è un reduce da Atene 2004 nella massima serie italiana: stiamo parlando ovviamente di Massimo Bulleri, talentuoso playmaker che gioca tuttora a Varese dopo una carriera che l’ha visto giocare oltre 500 match tra i professionisti, siglando oltre 5mila punti. Il classe ’77, dunque, è l’unico di quell’Italbasket a giocare ancora in Serie A, e non è sceso di categoria nonostante abbia attraversato momenti difficili in carriera: momenti capitati soprattutto a Milano, dove la società scelse di metterlo fuori rosa, favorendo così il suo ritorno a Treviso.
Ritiri, carriere che proseguono sfidando le leggi non scritte e i segnali del fisico e svolte inattese: ritrovare i protagonisti di quella cavalcata che portò l’Italia all’argento ci ha fatto scendere la lacrimuccia, e speriamo che anche voi abbiate condiviso con noi le stesse emozioni!
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