Basket, NBA. Il punto della situazione sugli azzurri impegnati nel massimo campionato di pallacanestro al mondo, la NBA: Marco Belinelli, tornato ai San Antonio Spurs, e Danilo Gallinari, in forza ai Los Angeles Clippers.
BASKET, NBA: CERTEZZE E NOVITÀ AD UN MESE DALL’INIZIO DELLA STAGIONE
La National Basketball Association, la NBA, il massimo campionato di pallacanestro al mondo è ricominciato da circa un mese, tra certezze e novità.
Dopo una stagione, quella passata, da protagonisti, i Golden State Warriors di Stephen Curry e Kevin Durant sembrano, ad oggi, ancora la squadra da battere. Forti dell’innesto di “Boogie”, DeMarcus Cousins, per la verità non ancora sceso sul parquet, gli Warrios (12-3 il record) si presentano, almeno sulla carta, ancora più forti. In una Conference, quella dell’Ovest, profondamente mutata. A cominciare dai Denver Nuggets (9-5), redivivi dopo alcune stagioni grigie grazie alle certezze Nikola Jokic e Paul Millsap, e dai Portland Trail Blazers (10-4) di Damian Lillard e CJ McCollum. Oltre, ovviamente, ai Los Angeles Lakers (8-6) di LeBron James, squadra ancora da decifrare. Inaspettatamente in difficoltà, invece, gli Houston Rockets (6-7) di coach Mike D’Antoni, che dopo un 1-5, ma soprattutto una pessima difesa, ad inizio stagione, sono in lieve ripresa.
Troneggiano a Est, invece, i Toronto Raptors (12-3) di Kawhi Leonard, arrivato da San Antonio in cambio della stella DeMar DeRozan, e i Milwaukee Bucks (10-4) di coach Mike Budenholzer e dello straripante Giannis Antetokounmpo.Quest’ultimo, già tra i candidati, dall’altro di 25.8 punti, 5.6 assist e 12.7 rimbalzi di media, al titolo di MVP. Più attardati i Boston Celtics (8-6), che, dopo l’inaspettato exploit dell’anno scorso, sono chiamati al reinserimento in squadra delle stelle Gordon Hayward e Kyrie Irving, ridefinendo rotazioni e minutaggio. Incoraggianti, dopo l’anno della “rinascita”, i segnali provenienti dalla “città dell’amore fraterno”, con i Philadelphia ’76ers (9-7) in rotta; “notte fonda”, invece, in Ohio, con i Cleveland Cavs (2-12), reduci da un anello e quattro finali in altrettante stagioni, impegnati nella seconda ricostruzione post-LeBron.
Menzione d’obbligo, infine, per i Chicago Bulls (4-11) del finlandese Lauri Markkanen (out per infortunio) e dell’italo-americano, internazionale per l’Italia, Ryan Arcidiacono. Quest’ultimo, dopo la scorsa stagione, vissuta con la maglia dei Chicago Bulls e con quella dei Windy City Bulls (franchigia di sviluppo dei primi), sta finalmente trovando continuità in prima squadra. Molti minuti, con ottimi risultati: tra i più efficienti della rosa in difesa in questo inizio, autore, in settimana contro i Cavs, di quindici punti, career-high alla prima nel quintetto iniziale.
SAN ANTONIO SPURS: IL RITORNO DI MARCO BELINELLI E IL POST-BIG THREE
Per i San Antonio Spurs la stagione NBA 2018/2019 si presenta alquanto inedita. Al netto della dipartita di Leonard, infatti, per la prima volta in ventuno anni nessuno tra i big-three, Tim Duncan, Manu Ginobili e Tony Parker (ritirati i primi due, draftato a Charlotte in estate il terzo), vestirà la maglia nero-argento. Ciò nonostante, ed al netto di una pessima difesa (tradizionalmente il loro punto di forza) nelle prime uscite stagionali, gli Spurs hanno mantenuto un record positivo, 7-6, e sembrerebbero orientati, irriducibili, a giocarsi un posto nei playoff, ancorché le assenze siano parecchie, la Conference molto competitiva e la stagione ancora lunga.
Tra i numerosi interrogativi, dunque, a cominciare dalla convivenza (cestistica) Aldridge-DeRozan, coach Gregg Popovich può comunque affidarsi ad una certezza, dotata di nome e cognome: Marco Belinelli. L’azzurro, infatti, dopo tre stagioni, ed alterne fortune, è tornato all’ombra dell’Alamo, dove vinse, primo italiano nella storia, il titolo nel 2014.
Dopo l’avventura ad Atlanta e la parentesi playoff a Philadelphia lo scorso anno, dunque, Marco riparte da un sistema e da un ambiente che conosce bene (da quattro anni il primo assistente di coach Pop è Ettore Messina, ex allenatore della Nazionale italiana di pallacanestro), nel quale ha, forse, insieme alla stagione a Chicago, espresso il proprio miglior gioco.
L’azzurro viaggia a oltre dieci punti di media partendo dalla panchina (non male nella squadra di DeRozan, Aldridge, Gay, Gasol e Mills). Assumendosi anche importanti responsabilità in fase di entrata nei giochi (aspetto di fondamentale importanza nel basket NBA, soprattutto nella stagione 2018-2019, dove il ritmo, numeri alla mano, è il più frenetico di sempre), viste le assenza di Dejounte Murray (fuori tutta la stagione) e Lonnie Walker (scelta #18 al draft di quest’anno, out per infortunio).
Riusciranno gli Spurs a conquistare i playoff? Difficile dirlo. Sulla carta l’impresa sembra quasi impossibile, ma con coach Popovich, oltre mille vittorie sulla panchina Spurs, condite da cinque anelli, nulla è scontato.
LOS ANGELES CLIPPERS: DANILO GALLINARI E L’ANNO ZERO DEGLI ANGELENI
Danilo Gallinari, invece, è rimasto ai Los Angeles Clippers. Dopo una stagione sfortunata, costellata di infortuni, per sé e la squadra, l’annata 2018-2019 sembra essere quella del riscatto, per Danilo e tutta la franchigia. L’azzurro, infatti, nonostante un minutaggio ancora limitato, viaggia a 19 punti e 5.9 rimbalzi di media in 30 minuti, con una percentuale reale dal campo del 50,6%, tirando ai liberi il 95,7% (70 tentativi “dalla lunetta” in stagione, 67 canestri): un autentico leader e trascinatore, cui affidarsi quando la palla “scotta”.
I Clippers, tuttavia, nonostante i ritorni di Danilo Gallinari, Tobias Harris e Patrick Beverly, e l’importante aggiunta del rookie Shai Gilgeous-Alexander (10.2 punti, 3.3 assist e 3.2 di rimbalzi di media, ma soprattutto tanta maturità), sono comunque in una stagione di transizione. Il record positivo, 8-5, è sicuramente incoraggiante, ma sia coach Doc Rivers che il proprietario Steve Ballmer guardano al futuro. E, con loro, un consulente di tutta eccezione: Jerry West. Quindici volte All-Star tra il ’60 e il ’74, campione NBA nel ’72, nonché “mr. Logo” (il palleggiatore del logo NBA, ancorché la lega non possa ammetterlo senza devolvere all’ex Lakers una cospicua somma, sarebbe ispirato proprio a West). Ma, soprattutto, l’uomo che ha “creato” i Lakers di Kobe (fortemente voluto al draft da West) e Shaq (firmato da LA su suo consiglio) e i Golden State Warriors di Curry e Durant.
In attesa di conoscere cosa riserverà il primo anno post-Blake Griffin, dunque, il futuro dei Clippers assai sembra promettente.
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