Basket, NBA 2020. Le ipotesi della lega per tornare immediatamente alla competizione: da un casinò a Las Vegas a un resort alle Bahamas. Ma senza i Giochi di Tokyo 2020 non si esclude l’estate.
Basket, NBA 2020: tre ipotesi per il ritorno in campo
La pandemia di COVID-19 sta segnando la vita di molte persone in tutto il mondo, costrette a venir meno alle proprie abitudini per proteggere se stessi e i propri cari. Ovviamente, il mondo dello sport non è esente dall’emergenza. Federazioni e leghe di tutto il mondo, infatti, hanno preso provvedimenti drastici, dalla sospensione alla cancellazione delle attività agonistiche.
Negli Stati Uniti, la prima lega ad adottare tali provvedimenti è stata la NBA, che ha sospeso la stagione l’11 marzo, dopo che Rudy Gobert, giocatore transalpino in forza agli Utah Jazz, era stato trovato positivo al virus SARS-CoV-2. Da quel momento sono risultati positivi almeno un’altra decina di giocatori, nonché numerosi dirigenti, membri dello staff e giornalisti. Di conseguenza, la lega è stata costretta a rivedere l’iniziale ipotesi, che prevedeva una sospensione di soli trenta giorni, anche perché il virus si sta progressivamente diffondendo sul suolo statunitense.
Fermamente intenzionata a far tornare i propri atleti sul parquet (anche perché, stima il Washington Post, le perdite potrebbero ammontare fino a un miliardo), secondo ESPN, la NBA avrebbe sul piatto tre ipotesi per il ritorno alla competizione, vagliate nei giorni scorsi da giocatori ed executive. Tutte e tre muovono dall’idea di centralizzare l’attività, riunendo le squadre e gli addetti ai lavori sotto un unico tetto, vivendo, allenandosi e dunque giocando nella medesima località, almeno inizialmente, per far ripartire il campionato.
Al momento le location in lizza sarebbero: un casinò di Las Vegas, interamente ad uso della NBA; un resort delle Bahamas, da riconvertire per permettere la competizione in campo e il lavoro dei media; oppure un campus universitario (secondo le indiscrezioni, le partite potrebbero essere ospitate nel Kansas’ Allen Fieldhouse o nella Kentucky’s Rupp Arena, aree dove i casi sono inferiori rispetto alla media nazionale). Tuttavia, l’idea non piace molto ad alcuni giocatori; in particolare, LeBron James si espresso con parole molto forti, esprimendo totale contrarietà all’ipotesi.
Ad ogni modo, la NBA dovrebbe comunque tenere in considerazione le direttive del CDC, il Centro per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie, che ha raccomandato di evitare qualsiasi manifestazione che raduni più di cinquanta persone, cosa ovviamente non semplice nell’ambito d’un match della lega a stelle e strisce. Tuttavia, la National Basketball Association si mostra ottimista per il ritorno in campo. Che potrebbe anche avvenire in estate, in assenza del “principale ostacolo” che si opponeva a tale ipotesi, le Olimpiadi di Tokyo 2020.
NBA 2020: nessuna certezza a venti giorni dalla sospensione
Al momento, dunque, la stagione 2019/2020 della NBA rimane sospesa, con le classifiche cristallizzate. Al cui vertice, a Est, vi sono i Milwaukee Bucks (53 vittorie, 12 sconfitte) e, a Ovest, i Los Angeles Lakers (49-14). Inseguono, rispettivamente, Toronto Raptors (46-18), Boston Celtics (43-21) e Miami Heat (41-24); Los Angeles Clippers (44-20), Denver Nuggets (43-22) e Utah Jazz (41-23). Alle spalle di queste ultime, quinti nella Western Conference, gli Oklahoma City Thunder (40-24) di Danilo Gallinari. Più attardate, sempre a Ovest, le altre due franchigie con azzurri a roster, i New Orleans Pelicans (28-36) di Nicolò Melli e i San Antonio Spurs (27-36) di Marco Belinelli.
A venti giorni dalla sospensione, non vi sono certezze riguardo il ritorno in campo, se non quella della ferrea volontà della lega di tornare al più presto alla competizione. Nè date, né modalità (cancellazione della regular season in corso oppure no, partite a porte aperte o chiuse, ect) sono ovviamente chiare. Inoltre, molto dipenderà anche dall’evoluzione della situazione sanitaria negli Stati Uniti, nonché da eventuali ulteriori decisione del governo federale e di quelli dei singoli stati. Tuttavia, in contumacia dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020, l’ipotesi di un’estate all’insegna della NBA non può essere considerata peregrina. Nella speranza, ovviamente, che questioni ben più importanti si risolvano al più presto.
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