Mancano cento giorni alla partenza del Giro d’Italia 2018. Vediamo come procede l’avvicinamento alla corsa rosa, tra intoppi internazionali ed altri piccoli o grandi casi.
Giro d'Italia 2018

I CENTO GIORNI

Cento giorni al Giro d’Italia. Cento giorni alla prima partenza di una grande corsa fuori dall’Europa. Cento giorni alla prima volta di Gerusalemme. Cento giorni e poi sarà lotta per la Maglia Rosa, sfidandosi a cronometro ed in salita, tra pianura, discesa e salita. Il Monte Zoncolan ed il Colle delle finestre i giudici più severi, ma non i soli in un percorso articolato e reso ancora più complesso dai tanti trasferimenti tra una frazione e l’altra. Sulla carta, sofferenza per i corridori e divertimento per i tifosi sono garantiti. Ovviamente l’attenzione degli appassionati delle due ruote è già rivolta alla competizione ciclistica più importante in Italia. Ogni corsa in atto è un test valido ed utile per fantasticare su quanto accadrà tra pochi mesi, anche se da qui a maggio ci sono tanti fattori da tenere d’occhio.

IL GIRO D’ITALIA SENZA ITALIANI?

Si dice spesso che non è un percorso a rendere spettacolare un Grande Giro, ma i corridori. Ed allora, accertata la presenza delle difficoltà altimetriche, bisogna fare il punto sui protagonisti annunciati. Sorprendentemente, l’Italia delle due ruote potrebbe ritrovarsi senza i suoi atleti più attesi. Infatti, Vincenzo Nibali ha già annunciato di preferire il Tour de France al Giro d’Italia, in quanto la gara francese si sposa maggiormente con il programma stagionale dello Squalo. Nemmeno il richiamo dell’amata Sicilia lo ha convinto a scegliere il rosa al giallo della maglia del leader della competizione d’Oltralpe. Chi potrebbe seguirlo, sorprendentemente, è Fabio Aru. L’attuale campione italiano si era mostrato interessato a prendere il via al Giro numero 101, almeno all’inizio. Poi, nelle settimane successive alla presentazione della corsa a tappe, il sardo si è mostrato perlopiù interessato alla Grande Boucle. Se così fosse, clamorosamente, la gara più importante in Italia si troverebbe priva degli azzurri con maggiori possibilità di vittoria in una competizione simile. C’è chi intravvede in questa eventuale doppia assenza un disegno preciso da parte delle rispettive squadre, Bahrain Merida e UAE Emirates, entrambe arabe e contrarie alla partenza da Gerusalemme. Boicottare il Giro sarebbe impossibile perché si tratta di formazioni Pro Tour e dunque obbligate a partecipare. Ed allora largo alle seconde linee. Teorie che non trovano piena corrispondenza nella Bahrain, vista la presenza di Domenico Pozzovivo. Il lucano è reduce da due stagioni di notevole spessore ed il sesto posto alla corsa rosa dell’anno scorso giustifica le ambizioni da podio. Insomma, le speranze degli italiani saranno ben riposte. E chissà che il Giro 2018 non possa essere quello della definitiva consacrazione di Davide Formolo, talento promettente, ma dal potenziale ancora inespresso.

FROOME DIVENTA UN CASO

E poi c’è la grana Chris Froome. Il britannico quattro volte vincitore del Tour de France è ancora sotto esame per la non negatività riscontrata in occasione della Vuelta di Spagna 2017. Tuttavia, la sua formazione, il team Sky, non ha provveduto a sospenderlo, come da prassi in questi casi. Addirittura, senza l’indiscrezione emersa a dicembre, difficilmente si sarebbe arrivati a conoscenza della situazione del Re della Grande Boucle. Froome si è giustificato affermando che la presenza di un attacco d’asma e l’aggiunta di un problema ai reni siano state all’origine di quella controversa positività al salbutamolo. In tutto ciò, il corridore anglo-keniota è libero di correre e gli appassionati temono il ripetersi di un caso analogo al Contador 2011, quando il madrileno, nonostante la non negatività al clenbuterolo, poté gareggiare e vincere il Giro d’Italia. A suo favore le regole che permettono ad un atleta positivo di disputare le competizioni in attesa di una sentenza definitiva. Un risultato modificato dalla successiva giustizia sportiva, che assegnò il titolo a Michele Scarponi. Ecco, un nuovo verdetto riscritto non è esattamente ciò che gli appassionati sperano. Dunque, ci si auspica un verdetto in tempi ragionevoli. Al momento, l’insieme di carte presentate dai legali di Sky e Froome fa supporre il contrario e sorprende la tranquillità con cui l’inglese si allena. Basteranno le sue motivazioni a convincere i giudici ed a ridargli credibilità dopo che tanti membri del gruppo gli hanno voltato le spalle?

LA QUESTIONE GERUSALEMME

E poi, dulcis in fundo, c’è anche la faccenda internazionale riguardante Gerusalemme. Il riconoscimento della città quale capitale dello stato ebraico da parte degli Stati Uniti ha creato non pochi problemi e tensioni non ancora sopitesi tra israeliani e palestinesi. Dunque, la partenza del Giro rischia di vivere momenti assai complicati da gestire. Con che spirito verrà accolta la carovana rosa in un Paese diviso, con la guerriglia sempre pronta ad esplodere? Verrà tacciata di essere uno strumento propagandistico per uno o per l’altro schieramento? Questioni politiche che poco c’entrano con lo sport, ma che purtroppo diventano tristemente attuali. Problemi che il Giro d’Italia 2018 cercherà di affrontare nei limiti del possibile in questi 100 giorni che mancano alla sua partenza.

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Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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