Da Luca Lovelli, il nostro inviato alle Olimpiadi

Le dichiarazioni di Luigi Busà, oro azzurro nel karate kumite -75 Kg, dopo la premiazione a Tokyo 2020.

Fonte Foto: pagina Facebook Fijlkam

Raccontaci l’emozione che hai in questo momento. Quanto l’hai voluta, quanto l’hai cercata e desiderata questa medaglia?

“Questa è una medaglia che non aspettavo solo io, ma tutto il karate italiano. Uno di quelli che l’aspettava di più era il Direttore Tecnico, Claudio infatti è stato di grande supporto, e in generale tutto lo staff. Ad oggi so per certo che non si può vincere questa medaglia da soli. Questa è l’unica medaglia che non voglio tenere solo per me, ma voglio che sia di tutti, tutta l’Italia e tutti i karateka che hanno lottato e sono usciti prima dalla competizione. Voglio che sia la medaglia della rinascita, partita dalle varie vittorie concluse dagli italiani, da Sanremo agli Europei di Calcio abbiamo dimostrato come ci si rialza da un brutto periodo”.

La tua medaglia non è storica solo per il karate, ma anche per l’Italia visto che abbiamo raggiunto il numero trentasette, a cui va aggiunto anche l’oro nella staffetta 4×100

“Sono contento per il traguardo raggiunto, per il Presidente Malagò e per la spedizione azzurra in generale. Inizialmente arrivavano molte medaglie, ma pochi ori, ci siamo fatti valere in questi giorni e ancora non è finita”.

Hai parlato di lavoro di squadra, e il torneo di oggi lo ha dimostrato. C’è stato un momento di difficoltà che avete gestito insieme

“L’abbiamo gestita bene grazie a Claudio che ci credeva più di me. Io in quella sconfitta sono andato un po’ giù di morale perché l’ho presa sotto gamba, ma Claudio mi ha detto testualmente <<puoi diventare ancora campione olimpico>>, non ci credevo ma mi hanno confortato. Senza di loro non credo sarei riuscito nell’impresa”.

Quali sacrifici hai fatto per questa medaglia?

“I sacrifici, se vuoi arrivare a qualcosa di bello, si trovano dappertutto. Io mi sacrifico e mi diverto, sono tanti ma nella vita ci sono sempre. Nel mentre c’è sempre il divertimento, in questo lo staff è stato formidabile nel non farmi sentire mai la pressione dell’Olimpiade, che per noi era una gara unica. Per me era veramente unica, volevo sfruttarla al massimo e non volevo né potevo sbagliare, e ce l’ho fatta”.

Si sentiva molto la pressione? Anche alla vigilia non hai voluto rilasciare dichiarazioni ed eravamo curiosi di sentirti

“Io alla vigilia sono sempre così, volevano anche portarmi a fare shopping ma mi sono chiuso in palestra per non perdere la concentrazione, valeva troppo questo obbiettivo”.

È un peccato che a Parigi 2024 non ci sarà il karate

“Vorrei fare volentieri qualcosa per cambiare questa decisione. Onestamente fino ad oggi è stato bellissimo avere il karate alle Olimpiadi, almeno per poter dare un sogno ai ragazzi che potrebbero partecipare in futuro, proprio come l’ho avuto io per Tokyo, indipendentemente da come vada a finire la gara. È uno sport davvero complesso e bello da vedere”.

Come vedi ora il tuo futuro tra qualche anno?

“Se ci sarà qualche cambiamento per Parigi tornerò a gareggiare per una medaglia olimpica, altrimenti guardo a Los Angeles 2028 (ride)”.

Prima delle Olimpiadi hai parlato della tua storia e dei problemi che hai avuto da piccolo con il peso. Che messaggio ti senti di mandare a quei ragazzi che vivono male il priprio corpo e che non si sentono performanti con lo sport?

“Voglio che la medaglia sia un messaggio per tutti. Ora ho una maggiore consapevolezza di una medaglia olimpica, ho il piacere e l’onore di condividerla con tutti, non sono parole di rito. A tutti i ragazzi dico che la vita non è facile, da piccolo ho subito insulti e prese in giro per colpa di una mentalità sbagliata delle persone, ma ne sono uscito. Voglio dire a questi ragazzi che se ce l’ho fatta anche io, allora possono farcela anche loro”.

Cosa hai pensato durante la finale? C’è stato un momento in cui il match era in bilico. Come lo racconti il colpo della medaglia d’oro?

“Con Aghayev abbiamo fatto tanti incontri, alla fine ci poteva anche essere un calcio sbandierato da un arbitro, ma la finale olimpica deve essere tirata, altrimenti non gareggiano i due più forti del mondo”.

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