Dorothea Wierer conclude le gare individuali senza conquistare nessuna medaglia. Queste le sue dichiarazioni dopo la mass start.

Dorothea Wierer ha conquistato un 6° posto di tutti rispetto nella mass start (dietro alla compagna di squadra Lisa Vittozzi e alla svedese Hanna Oeberg), ma le aspettative della vigilia le fanno pesare la mancanza di medaglie in questi Giochi invernali. Le sue impressioni a caldo e i suoi bilanci raccolti dal nostro inviato a PyeongChang 2018 Luca Lovelli.

Vittozzi-Wierer-PyeongChang-17-02-2018

Dorothea Wierer, 27 anni, alle sue spalle della compagna di squadra Lisa Vittozzi, 23

OLIMPIADI INVERNALI 2018, ANCORA NESSUNA PER DOROTHEA WIERER

Dorothea, com’è andata questa gara?
Se non ci fosse stato l’ultimo errore, commesso da entrambe, magari saremmo salite sul podio, ma credo che abbiamo comunque fatto vedere quello che possiamo fare. Sicuramente la mia performance non era al 100% sugli sci: sono sempre più stanca. Meno male che adesso abbiamo due giorni di riposo.

In quel momento cruciale, in cui avevi Lisa vicino, stavi facendo una gara perfetta: cos’è successo poi?
Quando sei lì non hai sempre tutto sotto controllo, perché sono veramente millesimi di secondo. Sono quegli attimi ai quali pensi e dici “se fosse…”, “se avesse…”, ma ormai è andata così.

Hai finito le gare individuali: è il momento di un bilancio per te in questa Olimpiade…
Sicuramente ci si aspettava da me qualcosa in più. Se non ci fossero stati quei due errori all’inizio della prima gara sarebbe andata diversamente, però questo è il biathlon: è lo sport più complesso di tutte le Olimpiadi. Ci sono tante variabili, tante sorprese che magari altrove non ci sono. In altre discipline i primi dieci possono andare a podio, nel biathlon i primi trenta.

Che voto ti dai?
Un 8. La performance sugli sci non è stata cattiva, purtroppo il tiro non è stato quello che volevo. Però non sono una macchina: ho dato tutto quello che potevo, ho fatto di tutto per questo evento.

Oggi ti sentivi meglio sugli sci oppure al tiro?
Mi sentivo meglio sul tiro e peggio sugli sci: negli altri giorni era il contrario. Cambia sempre: il biathlon è questo.

Rifaresti tutto quello che hai fatto in preparazione o c’è qualcosa che non faresti più?
Non dovevo ammalarmi: al raduno prima delle Olimpiadi ero di nuovo malata, la sesta volta da ottobre. Non è il massimo per un atleta, anche mentalmente: vedi gli altri allenarsi, tu invece perdi i giorni e devi cercare di recuperare gli allenamenti.

L’idea di dover aspettare altri quattro anni per una gara perfetta all’Olimpiade ti fa arrabbiare?
Intanto vediamo quanti anni faccio ancora. L’obiettivo sono i Mondiali di Anterselva 2020, poi si vedrà perché allora avrò trent’anni. Vedremo quali saranno le mie motivazioni, il mio fisico e tutto il resto. Se continuo ad ammalarmi ogni tre settimane, non è il massimo. Quest’anno comunque ho già fatto vedere qualcosa, altrimenti non sarei terza nella classifica generale di Coppa del Mondiali. Poi qui mica tutti sono riusci a prendere una medaglia individuale: anche la Mäkäräinen, che comunque è prima nella classifica mondiale al momento, non l’ha conquistata.

Il freddo ti ha condizionato?
I primi giorni l’ho sofferto tantissimo: appena ne fa un po’ di più mi si congelano le mani. Si vede che mi si sono bruciati i capillari, non so… Sono contenta che ora non faccia più così freddo, che non ci sia più tutto quel vento: speriamo che rimanga così anche per le staffette.

A proposito delle staffette: come ci arrivi?
Abbiamo già fatto vedere che possiamo fare grandi cose: siamo una bella squadra giovane. Credo che ognuno voglia fare vedere il meglio di sé: insieme poi abbiamo ancora più energie e voglia di fare.

In questa Olimpiade, dove si stanno alternando tanti protagonisti, tra quelli annunciati sembri mancare solo tu. Come stai vivendo i successi degli altri?
Io sono tranquilla. Sono le persone intorno a me che magari si aspettano qualcosa in più. Però quelli che sanno come funziona veramente il biathlon sanno che non è tutto così scontato.

Hai sentito e subito la pressione di dover conquistare la medaglia?
No, non mi sentivo sotto pressione. Mi aspetto tanto da me stessa, ma sono consapevole di quello che ho fatto fino ad adesso, di quello che ho fatto vedere e di quanti podi ho centrato. Ho ancora tre tappe da fare e poi ci sono altri due anni a disposizione.

Quando eravate vicine in gara tu e Lisa Vittozzi vi siete scambiate uno sguardo?
No, però ci siamo pensate entrambe. Abbiamo dato tutto. È stato bello essere lì davanti con lei per gli allenatori e per lo staff.

Tiril Eckhoff è tornata di nuovo come il primo giorno…
La Eckhoff ha sempre fatto risultato in occasione dei grandi eventi…

Un grande merito…
Finora non era mai entrata in zona punti: era successo in Coppa del Mondo ad Anterselva, dove aveva ottenuto una vittoria. Qui ha beccato una bella gara: sugli sci è molto forte. Sono contenta per Tiril, che era stata molto criticata: non è facile per nessuno andare avanti in questi casi. Anche lei è una che soffre tanto se non arrivano i risultati.

Tu quanto ti senti criticata?
Non mi sento critica. Però ti pesa quando intravedi articoli su di te dove comunque ti critica la gente che magari guarda il biathlon una volta ogni quattro anni, non sa come funziona e ti critica dal divano di casa. Ogni tanto qualche commento lo si potrebbe evitare.

È il prezzo della popolarità.
Sì, però c’è tanta gente che cerca solo l’attimo per criticare, anche se questo sicuramente fa parte del gioco.

In questi giorni che cosa ti ha detto tuo marito?
Lui era uno sportivo e adesso è un allenatore: sa come funziona questo mondo, quello che ho fatto in tutti questi anni e che ho fatto vedere delle belle cose. Comunque, quando stiamo insieme, non parliamo tanto di sport.

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Stefano Sfondrini
Radio per lavoro, ma non emetto sentenze. Bevo caffè senza zucchero perché ho capito che "amare significa poco dolci" [San Galli, protettore degli umoristi]

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