Rivoluzione nel mondo del tennis. La Coppa Davis cambia pelle dopo 118 anni di storia. Dal 2019 diventerà un figlio minore dei Mondiali di calcio: una scelta che fa discutere.
La Coppa Davis non c’è più? È vero solo in parte. La competizione maschile più antica al mondo continuerà a esserci, ma in un formato diverso: quello tradizionale va in pensione, dal 2019 spazio a un sistema stile ATP Finals.
La targa dedicata alla Francia, vincitrice dell’edizione di Coppa Davis 2017 FONTE Davis Cup by BNP Paribas
COPPA DAVIS: DAL 2019 UN NUOVO FORMATO
La Federazione Internazionale del Tennis (ITF) ha varato un nuovo sistema destinato a stravolgere la storia del gioco. Dal 2019 infatti la Coppa Davis diventerà un vero e proprio Mondiale del tennis di una settimana: 18 Nazionali si affronteranno suddivise in 6 gironi all’italiana da 3 squadre ciascuno. Tutte quante si giocheranno il pass per i quarti di finale. La competizione verrà ospitata ogni anno da un’unica location europea: la prima sarà Lille nello stadio Pierre-Mauroy, che in passato ha ospitato le finali 2014 e 2017. Ciascun incontro si giocherà alla meglio delle 3 partite (due singolari e un doppio) e alla meglio dei 3 set. Per evitare combine all’ultima giornata, verranno introdotti quozienti set e game: una sconfitta 3-0 assegnerà zero punti, una per 2-1 ne darà uno. Il nuovo formato risente delle logiche del marketing e segue un solco già scavato dalle Next Gen ATP Finals 2017: i piani alti del tennis sono all’opera per velocizzare il gioco e renderlo più appetibile al pubblico televisivo.
COPPA DAVIS: IL SÌ ALLA RIFORMA
Per l’approvazione del nuovo formato servivano i due terzi dei voti. La riforma è passata col 71% circa: decisivo il ‘sì’ della Francia e dei Paesi americani. Hanno votato contro invece Gran Bretagna, Germania e Australia. Main sponsor della nuova Coppa Davis sarà il gruppo di investimenti Kosmos, gruppo di investimenti fondato e presieduto dal difensore del Barcellona Gerard Piqué, col quale l’ITF ha firmato una partnership di 25 anni per un valore totale dell’affare di oltre 3 miliardi di dollari. Insomma, un’operazione che testimonia come le finalità commerciali stiano avendo la meglio sul tennis e le sue tradizioni.
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