Due anni fa sul centrale di Flushing Meadows andava in scena la finalissima tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci. Che cosa è cambiato da allora?
C’era ancora Matteo Renzi sulla cresta dell’onda. Non c’era ancora stato il Bataclan. E il livello del nostro tennis femminile faceva ancora veniva l’acquolina in bocca soltanto a sentirne parlare. In fondo sono passati solo due anni dalla prima finale tutta italiana in un torneo del Grande Slam. Eppure sembra passata una vita.
Come loro nessuno mai
Flavia Pennetta da Brindisi e Roberta Vinci da Taranto, quella volta, avevano saputo mettere in riga chiunque. Rileggere oggi i nomi dell’avversarie al tappeto in quel torneo fa venire i brividi. Per la Pennetta: Stosur agli ottavi, Kvitova ai quarti e la numero del due del mondo Halep in semifinale. Per la Vinci: Bouchard, Mladenovic e, udite udite, la padrona di casa Serena Williams. Un cammino in grado di strappare un applauso a chiunque e di far salire sul primo aereo Matteo Renzi, nostro premier di allora, per assistere alla finalissima. Due immagini ci sono rimaste più impresse di altre. Semifinale Williams-Vinci: Serena al servizio, palla game ai vantaggi per lei sul 3 pari al terzo set. L’americana cerca il punto in tutti i modi, Roberta soffre, sembra cedere, resiste e alla fine lo porta a casa lei con una smorzata dolcissima. “E adesso applaudite anche me!” grida la tarantina al pubblico di Flushing Meadows. Lì la partita gira verso l’azzurra, che vola in finale.
L’altra immagine rivede la tarantina solo co-protagonista, come la spalla della Miss d’Italia di turno: eccola abbracciare fraternamente la sua compagnia di sempre Flavia Pennetta, vincitrice della finalissima tutta italiana per 2-0 [7-6, 6-2].
“La verità ti fa male lo so”
Ricordare è spesso un esercizio di resistenza. Ripensare a qualcosa di bello è doloroso, forse masochistico, quando le cose vanno male. Eppure serve. E’ una buona bussola per orientarsi quando si è smarrita la retta via. Due anni dopo Flavia Pennetta è diventata mamma dopo essersi ritirata da un pezzo (lo fece dopo quella finale, ndr) e Roberta Vinci ha salutato gli ultimi US Open al primo turno, così come Francesca Schiavone e l’eterna promessa Camila Giorgi. Con Sara Errani ai box per il caso “letrozolo” e le giovani Martina Trevisan e Jasmine Paolini ancora incapaci di strappare una qualificazione al tabellone princiale di un torneo del Grande Slam per il movimento azzurra si fa dura, veramente dura. Bisogna prenderne atto: per tornare competitivi servirà del tempo. Ricordare quella finale tutta pugliese, giocata sul cemento di Flushing Meadows, deve essere il nostro punto di partenza. “Penso che un sogno così non ritorni mai più” diceva una vecchia canzone. Alle nostre ragazze il compito di rovesciare questo cattivo auspicio. Due anni dopo dobbiamo ripartire da loro due, da #VinciPennetta2015, da quello che siamo stati.
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