Biathlon. La storia di Lukas Hofer: uno dei big-four del biathlon azzurro. Dai primi passi sugli sci ai due titoli conquistati ai Mondiali juniores di Canmore 2009, dall’invenzione di “the Hofer swing” alle medaglie olimpiche, passando per i molti trionfi tra Europei, Campionati del Mondo e Coppa del Mondo.
La storia di Lukas Hofer: gli inizi, la Nazionale e i successi a livello giovanile
Buon sangue non mente. E Brunico nemmeno. Perché se è vero che il capoluogo della Val Pusteria è solito, in estate, ospitare i ritiri di alcune delle più blasonate squadre della Serie A di calcio, lo sport nazional popolare per eccellenza non è il principale della Valle. A Brunico, innanzitutto, si gioca a hockey e si scia. E proprio lo sci è la specialità della famiglia Hofer: papà Frank fa sci alpino, mentre mamma Klara sci di fondo, come le due sorelle, Katrin e Manuela, e il piccolo Lukas, che a soli quattro anni ha già gli sci ai piedi.
Un giorno, però, Katrin decide di provare lo sport più popolare di una delle valli circostanti, la disciplina per antonomasia di Anterselva, il biathlon. E ad Anterselva, con lei, dopo qualche tempo, a fare alcuni allenamenti, andrà anche Lukas, che una volta presa in mano la carabina, innamoratosene, non la abbandonerà più.
Nel 2006, a diciassette anni, Lukas Hofer entra nel giro della Nazionale e nel 2007, ai Mondiali youth in Val Martello, inizia a competere ai massimi livelli internazionali del contesto giovanile. L’anno successivo, ai Campionati del Mondo giovani di Ruhpolding, conquista la prima medaglia “pesante”: un bronzo nella staffetta maschile 3×7.5, insieme ai futuri compagni di Nazionale Pietro Dutto e Dominik Windisch.
In Germania, tuttavia, per Hofer giungono anche le prime delusioni: Lukas sfiora il podio sia nell’inseguimento che nella gara del format individuale, chiudendo quarto. Per passo sugli sci l’azzurro è sempre tra i migliori, ha qualche difficoltà in più, rispetto alla concorrenza, nel tiro.
Lavora, dunque, sulle proprie percentuali e sui tempi di rilascio, ma anche sui tempi di entrata e uscita poligono. E a qualche mese dai Mondiali juniores di Canmore 2009 affina una tecnica innovativa, di sua invenzione, per risparmiare quanto più tempo possibile in uscita-poligono: alla fine delle sessioni di tiro, in piedi o a terra, fa roteare la carabina in modo tale che la mano destra sia sempre piatta e parallela rispetto alla bretella; getta dunque l’arma dietro la spalla destra e, nel contempo, infila il braccio sinistro nella bretella: afferra e ferma così, con la mano sinistra, la carabina, mentre con la destra afferra la racchetta, per ripartire quanto prima.
Rispetto alla tecnica “classica”, dove con la mano destra si impugna la bretella, con il “movimento Hofer”, “the Hofer swing”, si può guadagnare dagli otto decimi ai due/tre secondi per sessione di tiro. Un risparmio di tempo, che uniti al talento e alla tecnica sugli sci, gli consentono di vincere due medaglie d’oro ai Mondiali juniores in Canada del 2009, nella sprint e nell’inseguimento.
Da Vancouver 2010 a Sochi 2014: gli anni dell’affermazione e la prima medaglia olimpica
Il 2009, oltre che quello delle prime vittorie su un palcoscenico internazionale, è anche l’anno del debutto in Coppa del Mondo. Nella stagione successiva, insieme agli azzurri della Nazionale, è parte della spedizione olimpica italiana: ai Giochi di Vancouver 2010 Lukas, a soli ventuno anni, chiude cinquantaseiesimo nella sprint, quarantaseiesimo nell’individuale, cinquantaquattresimo nell’inseguimento e tredicesimo nella staffetta maschile, confermandosi tra i più promettenti biatleti del circuito. Tanto che al ritorno in Coppa, a un mese dalle Olimpiadi, firma il primo podio in carriera, un terzo posto nella staffetta mista di Kontiolahti, insieme alle compagne Karin Oberhofer, Katja Haller e Christian De Lorenzi.
La stagione 2010/2011 è quella della definitiva affermazione. L’azzurro, tant’è, conquista ben due medaglie a livello individuale, entrambe di bronzo: a livello continentale, sale sul gradino più basso del podio della sprint dei Campionati europei in Val Ridanna; nel contesto dei Mondiali, invece, strappa un ottimo terzo posto, con qualche rimpianto per un errore al poligono finale, all’ultimo bersaglio, nella gara di partenza in linea di Chanty-Mansijsk. Quello sul circuito russo è anche il primo podio individuale in Coppa del Mondo.
La prima vittoria nel massimo circuito internazionale del biathlon non tarda ad arrivare. Basta una sola stagione, infatti, e la località è quella dell’esordio, Oberhof: con Lukas, sul gradino più alto del podio della staffetta mista, Christian De Lorenzi e i fratelli Windisch, Markus e Dominik. A chiudere, in quarta frazione, c’è proprio Hofer, che sbaglia all’ultimo poligono, ma questa volta può rimediare con le ricariche: a 11 anni e 10 mesi dall’ultimo successo di un italiano in Coppa del Mondo, dall’affermazione di René Cattanussi nella mass start di Chanty-Mansijsk nel 2000, l’Italia del biathlon torna a vincere in campo maschile.
Né la prima, né l’ultima pagina di storia del biathlon italiano che Lukas contribuisce a scrivere. Il 2014, infatti, è l’anno d’oro di Hofer. Ad Anterselva, in casa, in una delle gare più pazze di sempre, vince per la prima volta in carriera in Coppa del Mondo nel contesto individuale, firmando il miglior tempo, a pari merito con il tedesco Simon Schempp, nel format sprint; e un mese dopo, ai Giochi Olimpici di Sochi 2014, il biatleta di Brunico, insieme a Dorothea Wierer, Karin Oberhofer e Dominik Windisch, riporta i colori azzurri su un podio olimpico: a sedici anni di distanza dall’argento di Pieralberto Carrara nella 20km individuale di Nagano 1998, l’Italia è terza nella staffetta mista.
PyeongChang 2018, Östersund 2019 e Anterselva 2020: la definitiva consacrazione, insieme ai big-four della Nazionale italiana
Si dice che nello sport il difficile non sia tanto vincere, ma confermarsi. Alle Olimpiadi di PyeongChang 2018, però, l’Italia si ripete; una Lisa Vittozzi in rampa di lancio sostituisce Karin Oberhofer in prima frazione, seguono Dorothea Wierer, Lukas Hofer e Dominik Windisch: l’Italia si riconferma medaglia di bronzo nella staffetta mista olimpica.
L’ennesimo, storico risultato degli azzurri è il preludio all’exploit del biathlon italiano e, in particolare, di Dorothea Wierer nelle stagioni 2018/2019 e 2019/2020. E affianco all’azzurra, in ben tre delle sette occasioni in cui tra i Campionati del Mondo di Östersund 2019 e Anterselva 2020 Wierer va a podio, c’è sempre Lukas Hofer: medaglia di bronzo nella staffetta mista di Östersund e argento, nella medesima rassegna mondiale, anche nella single mixed; medaglia d’argento iridata nella mista dei Mondiali di casa, Anterselva 2020.
Due medaglie olimpiche e quattro ai Mondiali, due titoli iridati nel contesto juniores, un bronzo agli Europei, diciotto podi in Coppa del Mondo, con cinque vittorie, e tredici medaglie a livello nazionale tra “Assoluti” e categorie giovanili.
L’incredibile palmares di Lukas Hofer, però, descrive solo “a metà” il carattere di un biatleta tanto granitico quanto talentoso, capace, soprattutto perché amante del duro lavoro e dell’allenamento, di provare continuamente a migliorarsi. Dagli inizi, da quando inventò “the Hofer swing”, per ripartire quanto prima dopo le sessioni di tiro, fino a oggi, dove è ormai uno dei grandi riferimenti dei giovani biatleti azzurri appena entrati nel giro della Coppa del Mondo. Dove l’azzurro, sin dalla prima stagione di militanza, in undici stagioni, non ha mai chiuso oltre il cinquantesimo posto, entrando per ben sette volte tra i migliori venticinque del circuito, compreso il quinto posto assoluto del 2018.
Una costanza di risultati che deriva dalla perfetta sintesi di talento, professionalità e amore per quello sport che scoprì, ancora bambino, grazie a sua sorella Katrin.
L’obiettivo di Lukas sono le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026, per salutare i suoi tifosi ad Anterselva, la casa del biathlon italiano, per poi magare continuare a scrivere altre pagine dello sport italiano da allenatore, dopo quelle scritte da atleta ieri, oggi e, c’è da esserne certi, domani.
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