L’Europa si tinge di azzurro. Dopo 25 anni ci sarà un’italiana ad alzare una coppa europea e poco importa se è la meno prestigiosa, la Fiba Europe Cup è tricolore. A sfidarsi in finale Sidigas Avellino e Reyer Venezia con andata in casa degli irpini il 25 aprile e ritorno al Taliercio il 2 maggio.
EUROPA AZZURRA: PERCHE’ ESSERNE FIERI
I cambiamenti iniziano dai piccoli passi. Il basket italiano è in crisi da tempo, poco competitivo a livello europeo e con diversi problemi anche in casa. Avellino e Venezia arrivano in finale di Fiba Europe Cup dopo essere state eliminate entrambe in Champions nei rispettivi gironi di qualificazione e aver perso lo scontro con le grandi. Se la squadra di Sacripanti al suo debutto nella competizione si è comunque tolta delle soddisfazioni, lascia invece qualche perplessità il cammino del club Campione d’Italia. Semifinalista lo scorso anno e con una partenza sprint, l’Umana si è poi persa nelle battute finali. La squadra di De Raffaele non hai mai brillato del tutto nemmeno in Europe Cup, con la maggior parte dei passaggi turno conquistati in gara-1 e sconfitte al ritorno con la gestione dei punti che ha premiato i lagunari. La Reyer torna tuttavia a giocarsi la possibilità di una coppa a 37 anni di distanza dalla prima volta in Coppa Korac. Gli irpini al contrario hanno sofferto qualche avvio con ben due pareggi nei match di andata, per poi infilare una serie di vittorie fondamentali che li hanno portati a giocarsi la prima storica finale in un torneo internazionale. Sono passati 25 anni dall’altra sfida tutta italiana in Europa, quella tra Milano e Virtus Roma (coppa Korac 1993), nel 2014 era stata la Reggiana ad alzare al cielo l’Eurochallenge, vinta alla sua prima partecipazione al torneo contro i russi del Triumph Lyuberty a dare nova linfa al movimento. Ora mancano due giorni al match del PalaDelMauro e comunque vada una coppa europea torna a vestire il tricolore a quattro anni di distanza dall’ultima volta. Un piccolo passo, ma ogni viaggio inizia sempre da un passo.
AVELLINO: DOPPIO SUCCESSO E SCRIVE LA STORIA
Due vittorie e contro un avversario insidioso. Avellino mette due sigilli importanti contro i danesi del Bakken Bears e conquista la prima finale della sua storia. Un primo difficile passo fatto davanti al pubblico di casa con coach Sacripanti che ha trovato in Rich l’uomo in più per vincere l’andata. Partita equilibrata nel primo parziale, poi sale in cattedra l’americano con 10 punti e un break di 13.2 che porta gli irpini all’intervallo con un rassicurante 37-31. Rientro sul parquet con ancora la Sidigas che imposta il gioco e mantiene gli avversari lontano dal canestro, costretti a restare a galla grazie ai tiri dalla distanza. Nell’ultimo quarto la battuta d’arresto che poteva costare caro ad Avellino, volata sul +12 a 5’ dalla fine per poi perdere concretezza a canestro e lasciarsi avvicinare dal Bakken capaci di piazzare un break di 2-12 e suda freddo sul tiro di Jukic, che manca la bomba del pareggio sulla sirena. In Danimarca Scandone riparte dal 75-72 del PalaDelMauro e ritrova un Filloy a pieno regime riuscendo a sopravvivere a un terzo quarto da incubo. L’inizio vede molti errori per parte in attacco, ma la difesa di Avellino regge meglio e si porta avanti per poi dilagare nel secondo parziale arrivando al momentaneo +13. I danesi rialzano la testa e mettono il primo canestro dalla distanza dopo un imbarazzante 0/10, ma il primo tempo si chiude a marchio biancoverde sul 33-48 con i canestri di Fesenko, Rich e Wells. Quando la gara sembra non avere più nulla da dire tutta cambia. Gli irpini in avvio di ripresa vanno sul +18, poi il crollo. La difesa di Bakken si trasforma in un muro e piazza un 17-3 da brividi che li riporta sul 50-54. Filloy ci mette due pezze da tre punti prima della fine del terzo parziale (55-60), ma la rimonta non è finita. Bakken si carica riuscendo a mettere avanti la testa 62-60 e a 8’ dalla fine l’atmosfera si fa concitata. Gli irpini si svegliano e tornano ad aggredire, mentre i danesi non mollano la presa e provano a dare tutto. La carica dei padroni di casa però si esaurisce e quando mancano 3 minuti hanno dato tutto, subiscono un pesantissimo e per certi versi immeritato parziale di 0-11, che regala ad Avellino la vittoria. La sirena suona sul 72-82 e la Sidigas sogna, è finale!
VENEZIA: VINCE CON IL CINISMO E VOLA IN FINALE
Prende le distanze in casa e regge l’impatto del ritorno. Contro gli olandesi del Donar Groningen la squadra di coach De Raffaele gestisce gara-1 e mette via un tesoretto di 10 punti. Senza Bramos e Sosa, i campioni d’Italia possono contare su Peric, Watt e l’immancabile Haynes per accendere subito il pubblico del Taliercio. Al primo quarto Umana avanti di +7 con gli olandesi tuttavia che prendono coraggio e lo mostrano tutto nel secondo parziale con un break pesantissimo di 14-0. Venezia che esce dal tunnel con Haynes e Jenkins, ma Donar chiude avanti all’intervallo lungo. Nella seconda metà di gara l’Umana fa valere la difesa e approfitta del black-out sui liberi degli olandesi volando fino a +13. Groningen si rifà sotto, ma non basta e Haynes sigilla a 2″ dalla sirena l’82-72 con cui si parte in Olanda. Al MartiniPlaza è una gara-2 di sofferenza, con i padroni di casa che spingono subito e riescono ad arrivare al +8 prima che la Reyer si scuota e pareggi a fine primo parziale. Donar che ci riprova nel secondo quarto, piazza un 10-2 che fa male, ma ancora una volta il muori Reyer non cede e alla sirena si va sul 44-41. La pausa però non porta consiglio, al contrario gli olandesi iniziano a prender punti e a inizio ultimo quarto si portano 70-60 impattando la differenza dell’andata. A salvare De Raffaele e la Reyer ci pensano sei perle di Austin Dayne, i lagunari tornano a respirare e riprendono in mano il gioco chiudendo 83-80. Una sconfitta che ancora una volta sa di vittoria e li porta a giocarsi il titolo europeo dopo aver mancato la finale dello scorso anno in Champions.
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