Basket, playoff NBA 2020. Dopo la storica protesta di giovedì 27 agosto, quando i giocatori non sono scesi in campo per manifestare a seguito dell’omicidio di Jacob Blake, cestiti e proprietari della NBA hanno trovato un accordo. Si tornerà in campo questa notte, dopo un’intesa che prevede numerose iniziative a sostegno degli afroamericani.
Basket, playoff NBA 2020: si torna in campo stanotte, raggiunto un accordo tra giocatori e proprietari
Dopo la storica iniziativa di giovedì 27 agosto, con i giocatori NBA che non sono scesi in campo per manifestare a seguito dell’omicidio di Jacob Blake, afroamericano raggiunto alla schiena da sette colpi di pistola esplosi da un ufficiale di polizia americano a Kenosha, Wisconsin, città poi divenuta teatro di ulteriori scontri, come altre negli Stati Uniti, era giunta la notizia che i playoff della NBA sarebbero continuati. E ieri, nella serata italiana, sono giunte anche le date: si torna in campo questa notte.
In programma le gare-cinque delle serie tra Milwaukee Bucks e Orlando Magic, Oklahoma City Thunder e Houston Rockets, Los Angeles Lakers e Portland Trail Blazers.
“Ieri abbiamo avuto una conversazione produttiva tra tutte le componenti, giocatori, allenatore, staff e dirigenti, riguardo le prossime mosse e le azioni da compiere per supportare la giustizia sociale e l’uguaglianza. Erano presenti rappresentati di tutte e tredici le squadre impegnate a Orlando e tutte hanno concordato nel riprendere a giocare a partire da sabato 29 agosto”. Queste le parole riportate in una nota congiunta tra NBA e l’associazione dei giocatori della NBA.
Cestiti e lega, infatti, hanno deciso di attivare numerose iniziative a sostegno delle comunità afroamericane, organizzando contestualmente azioni per contrastare il razzismo e le problematiche da esso derivanti.
In particolare, sarà istituita una vera e propria commissione, “a social justice coalition”, formata da rappresentanti di giocatori, allenatori e proprietari delle franchigie; tra gli obiettivi: promuovere l’impegno civile, con iniziative sociali ed educative, e la richiesta di riforme sul tema della giustizia e delle competenze della polizia. La lega, inoltre, si focalizzerà sul favorire l’accesso al voto della popolazione afroamericana.
Proprio da quest’ultimo punto di vista, al secondo punto dell’intesa tra NBA e NBPA, si prevede l’istituzione, nelle città in cui sono presenti squadre della lega, nelle arene e/o nelle strutture d’allenamento di proprietà delle franchigie, di seggi elettorali per le imminenti elezioni americane del 2020, permettendo il voto alle fasce più vulnerabili della popolazione, ulteriormente messe in difficoltà dalla pandemia in corso, il cui impatto, negli Stati Uniti, non accenna a diminuire.
La NBA, inoltre, in collaborazione con i network televisivi che trasmettono le partite, creerà degli sport, da trasmettere durante i playoff, per promuovere i diritti civili, sociali e politici, nonché il voto e le possibilità di accedervi.
Il ruolo di Michael Jordan e le parole di Chris Paul: “Siamo esseri umani. Stanchi di veder succedere le stesse cose”
Proprio il terzo punto del comunicato congiunto tra NBA e NBPA è fondamentale. Perché molte, e non certo recenti, erano le voci all’interno della lega contrarie al ritorno in campo. Il tornare sul parquet, per molti giocatori, avrebbe infatti rappresentato una sconfitta, oltre che una distrazione rispetto alle tematiche per le quali si protestava.
Imprescindibile, da questo punto di vista, è stato il ruolo di Michael Jordan. MJ, proprietario degli Charlotte Hornets, unico afroamericano tra i trenta della lega, e chairman del Labor Relations Committee, un organo di raccordo tra giocatori e proprietari, infatti, ha chiarito come proprio le partite, e in particolare i playoff, potessero essere un’importante piattaforma per avviare un reale cambiamento. Le cui forme si sono poi progressivamente delineate, venendo esposte proprio nel comunicato congiunto.
“Nei quindici anni che ho trascorso in NBA non avevo mai vissuto una situazione simile” ha detto Chris Paul, presidente dell’associazione giocatori. “Le voci che ho ascoltato non le dimenticherò mai. Sarà qualcosa che ricorderò per sempre. Abbiamo avuto l’occasione di leggere, ascoltare e vedere le immagini del Cleveland Summit: (la riunione del 1967 di supporto della decisione di Muhammed Ali di non partire per il Vietnam, cui parteciparono le più importanti personalità afroamericane dello sport, ndr) abbiamo visto cosa hanno fatto quelli che sono venuti prima di noi e quanta forza avessero i vari Muhammad Ali, Jim Brown e Kareem Abdul-Jabbar. Non sto dicendo che siamo come loro, ma quello che stiamo facendo in NBA è lo stesso molto importante”.
“Abbiamo dato un’opportunità ai più giovani di vedere come si possa essere uniti e compatti, parlando e chiedendo che ci siano dei veri cambiamenti, delle azioni concrete” ha poi detto CP3. “Tutto questo perché siamo stanchi. Quando dico stanchi, non ne faccio certo una questione di condizione fisica, ma siamo stanchi di vedere le stesse cose succedere ancora una volta, e poi di nuovo ancora, chiaro?”.
Paul, visibilmente commosso, ha infine aggiunto: “Ho avuto la fortuna e l’onore di parlare con il padre di Jacob Blake ed è stato davvero molto toccante. È sempre emozionante, soprattutto quando sei un uomo di colore e conosci bene cosa voglia dire. Le persone da noi sia aspettano che sia tutto ok soltanto perché portiamo a casa un bel po’ di soldi. Ma noi siamo degli esseri umani, abbiamo dei sentimenti e io sono onorato di aver avuto l’opportunità di parlare e di confrontarmi con ognuno di loro”.
Il ritorno al basket giocato: Gallo in campo nella notte per il match-point. Ma Houston ritrova Westbrook
Dopo un doveroso momento di riflessione, favorito dallo sciopero (così si è giunti in ultimo a definirlo) dei giocatori, si torna (anche) al basket giocato.
Nella notte italiana, in particolare, Danilo Gallinari scenderà in campo con i suoi Oklahoma City Thunder, affrontando in gara-cinque gli Houston Rockets.
Una partita che, a giudicare dall’andamento della serie, con gara-uno e gara-due dominate da Houston, gara-tre finita al supplementare in favore di OKC, che ha poi pareggiato la serie in gara-quattro, si preannuncia più che fondamentale. “Pivotal game” si definiscono, in gergo, quelle partite in cui una serie “gira” a favore di una delle due squadre. E chi vincerà gara-cinque avrà a disposizione due match point per passare il primo turno dei playoff e giocare le semifinali della Western Conference.
“Gallo” e compagni, tuttavia, si troveranno ad affrontare, per la prima volta nella serie, Russell Westbrook; grande ex oggi pezzo fondamentale del mosaico di coach D’Antoni, al rientro da un infortunio. Come cambieranno gli equilibri tra Thunder e Rockets? Quale sarà l’impatto di Westbrook? E quello di James Harden, finora ottimamente limitato da Luguentz Dort? Riusciranno Gallinari, Dennis Schröder e Shai Gilgeous-Alexander, guidati dal leader della squadra Chris Paul, a vincere la terza partita di fila? Domande a cui, dopo un momento di doverosa riflessione, avremo finalmente risposta.
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