Sofia Goggia è una delle stelle della spedizione azzurra ai Giochi di PyeongChang 2018. Ecco le sensazioni della sciatrice ai nostri microfoni.

Non ci arriva a fari spenti: questo però non è sufficiente per farle sentire la pressione. È una Sofia Goggia molto determinata quella che si appresta a disputare la prima Olimpiade della sua carriera. Sulle piste di PyeongChang Sofia dovrà tenere d’occhio come sempre l’amica-rivale Lindsey Vonn e soprattutto le “goggiate”, da evitare se vuole sognare in grande. Ecco le dichiarazioni della sciatrice bergamasca raccolte dal nostro inviato.

Sofia Goggia, 25, ha vinto il bronzo ai Mondiali di St. Moritz 2017: PyeongChang 2018 è la sua prima Olimpiade

LA PRIMA OLIMPIADE TRA TIMORI E ASPETTATIVE: IL RACCONTO DI SOFIA GOGGIA

Sofia, questa è la tua prima Olimpiade: è un momento molto importante per te…
Sarà la mia prima vera emozione, ma lo è stato già arrivare al villaggio olimpico e viverlo un pochino, vedere tutti gli altri atleti e le altre squadre: è stato già un piccolo passo. Ho trovato un’atmosfera molto tranquilla e rilassata. Ho una stanza singola in un appartamento in condivisione con la saltatrice Evelyn Insam: ci conosciamo da tanto perché siamo state in Finanza insieme e ci troviamo molto bene. Al momento ci stiamo allenando nel gigante la mattina e facciamo palestra al pomeriggio. Non viviamo granché la mondanità del villagio olimpico: lo bazzichiamo più che altro. Io sono arrivata qui con un giorno di ritardo perché ho dovuto affrontare le ultime gare di Coppa del Mondo.

Queste piste dovrebbero piacerti: hai già vinto due volte qui…
Sì, però si parte col gigante e su queste piste non abbiamo mai gareggiato. Vengo da un periodo difficile in questa disciplina: cercherò di giocarmi la carta di outsider. In discesa, invece, ho fatto una bella stagione: nelle ultime gare ho tenuto testa alla Vonn. La discesa però è tra 10 e 12 giorni: quindi è meglio ragionare passo dopo passo.

L’anno scorso hai ottenuto due vittorie contro la Vonn su queste piste…
Le situazioni cambiano da un anno all’altro: allora era marzo e faceva caldo, oggi le condizioni della neve sono diverse. Ciò che invece non deve cambiare è la mia fame. Chiaramente ci metterei subito la firma per tornare a casa con una medaglia, però se potessi scegliere… Beh, che te lo dico a fare?

Che tipo di rapporto c’è tra te e Lindsey Vonn?
Molto sano, che fa bene allo sport e al mondo dello sci dove questi dualismi ci sono spesso e volentieri. La nostra rivalità parte quando apriamo il cancelletto e si conclude con l’arrivo sul traguardo. Nel resto del tempo ridiamo a scherziamo. Ci vogliamo bene e ci rispettiamo: è proprio questo che caratterizza il nostro dualismo.

Ti dà fastidio tutta questa pressione?
Ci sono abituata, ma qui è tutto più intenso. Non so che cosa aspettarmi da un’Olimpiade: qui è tutto nuovo, tutto bello. Forse si vive anche per vivere queste esperienze. Voglio godermi questi miei primi Giochi e se riuscirò a essere me stessa al cancelletto, sarà tanto di guadagnato. Se ho paura che la tensione possa farsi sentire più bello? Sofia Goggia non dà sicurezze: potrei andare fortissimo, potrei fare una goggiata in partenza.

La vera Sofia si vedrà nelle prove veloci?
Ti direi di sì, però non ha aspettative particolari. L’unica cosa che mi può fregare sono sempre io, sono gli autosabotaggi della Goggia, le goggiate. Se non ne avessi fatto alcune in carriera sarebbe stato meglio. Hanno sempre fatto e faranno parte del mio stile però: il giorno in cui non ci saranno più iniziate a preoccuparvi. 

Recentemente hai vinto a Cortina in Coppa del Mondo, poi ha avuto qualche problema e sei sparita dai social: non volevi pressioni?
Ho fatto un gennaio da cecchino: ho staccato dai social, mi sono collegata solo per postare qualcosa di importante. A Cortina è stata dura: vincere al venerdì e poi vedermela così brutta al sabato non è stato bello… Non stavo bene: ho dovuto fare infiltrazioni al ginocchio e controlli medici. Non è stato semplice gareggiare a Lenzerheide in quelle condizioni: è stato come rincorrere affannosamente qualcosa. A Garmisch ho vissuto un weekend molto duro con due discese libere: sono state cancellate le prove dei giorni prima, sabato ho fatto prova e gara… Tutti parlavano delle Olimpiadi, ma io dovevo ancora gareggiare in Coppa del Mondo. Dovevo stare sul pezzo: sono felice di essere riuscita a esprimermi in una sciata così solida e vicina a quella della Vonn.

Aver vinto il bronzo ai Mondiali di St. Moritz 2017 è una pressione o un vantaggio in ottica gigante?
Assolutamente no, le condizioni sono radicalmente cambiate. Nella scorsa stagione avevo ottenuto tantissimi podi in gigante: quest’anno sono quasi totalmente mancate in questa specialità, se non per un podio totalmente sporadico… Mi sono dimenticata di ciò che ho fatto di buono lo scorso anno: cercherò di costruire qualcosa di speciale qui, curva dopo curva. Non mi aspetto nulla in questa disciplina: il livello è altissimo e io non ho mai mostrato di poter sciare forte come le prime tre o le prime cinque. Potrei calare il jolly in quella giornata per guastare la festa alle altre, ma è molto difficile che capiti. Mi piacerebbe, ma non è un mio obiettivo.

Lo scorso anno arrivavi ai Mondiali di St. Moritz dopo una stagione scintillante, ai Giochi di PyeongChang ti presenti dopo una buona stagione…
Lo scorso anno arrivavo ai Mondiali dopo nove podi conquistati in Coppa del Mondo senza averne mai centrato uno prima: mi ero sentita sotto gli occhi dei riflettori. L’evento olimpico ha una somma di pressioni in più perché è ogni 4 anni. Al momento mi sembra di stare bene e di riuscire a gestirmi al meglio. Poi bisognerà vedere bene come andrà: se la mia gara è la libera, dovrò costruirla durante le prove e restare concentrata.

Che cosa ti aspetti dalla squadra azzurra?
Grandi cose: tireremo fuori i nostri artigli da italiani e cercheremo di mettere in pista il meglio di noi stessi.

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Simone Lo Giudice
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