Si è conclusa con l’amaro in bocca la settimana russa del nostro numero uno, che ha perso la finale sul cemento indoor di San Pietroburgo. Segnali di ripresa dopo le malfatte americane?
Breve, ma intenso. È durato quattro giorni il torneo Atp 250 di San Pietroburgo per la testa di serie Fabio Fognini, sceso sul cemento indoor russo dagli ottavi. Ieri l’azzurro ha perso la finale contro il bosniaco Damir Dzumhur per 1-2 [6-3, 4-6, 2-6]. Eppure qualche segnale di ripresa si è intravisto.
Il ritorno dopo le malfatte, un torneo in crescendo
Fabio Fognini non si vedeva dallo scorso scellerato agosto: il mese degli US Open, degli insulti sessisti all’arbitro donna nella sfida col connazionale Stefano Travaglia al primo turno, dell’uscita precoce dall’ultimo torneo del Grande Slam 2017, della squalifica ricevuta dagli organizzatori del torneo. Troppe cose negative per ritrovarsi in meno di un mese. Eppure Fabio ha dimostrato di esserci ancora, di nuovo. A San Pietroburgo ha superato nell’ordine il 35enne russo Youzhny agli ottavi [6-4, 4-6, 6-4], il 27enne lituano Berankis ai quarti [6-3, 6-0] e, udite udite, la testa di serie numero uno del torneo Bautista Agut con una grande rimonta [6-2, 6-7, 6-7]. L’ennesima dimostrazione che, finché riesce a gestirsi, Fabio può competere con tutti per qualsiasi traguardo. Un successo così prestigioso (lo spagnolo è 13° al mondo) a Fabio mancava dallo scorso maggio, quando si prese gioco di Andy Murray al secondo turno degli Internazionali di Roma.
Finale amara! Futuro dolce?
Alla rimonta compiuta in semifinale ha fatto seguito la rimonta subita, in finale, dal 25enne bosniaco Dzumhur [6-3, 4-6-, 2-6]. Buono l’approccio di Fabio, cattiva la gestione dell’energie nell’arco della partita. Secondo set chiave: Fognini ha perso per due volte il servizio. Nella prima circostanza bravo a contro-breakkare subito (nel 2-3 e bosniaco al servizio), nella seconda invece l’impresa non gli è riuscita (Fabio ha perso il gioco al servizio sul 4-4). Il terzo set è andato via veloce ed è sfumata la possibilità di alzare per la prima volta il trofeo messo in palio dall’ATP 250 San Pietroburgo, dove Fognini era già stato finalista nel 2012 (in quell’occasione vinse lo slovacco Klizan).
Crederci o non crederci?
Fabio ha rimesso la testa a posto? Parrebbe. Nel torneo russo è andata in scena una versione “normale” del talento taggiasco. Che ha lottato punto a punto coi migliori, saputo festeggiare i suoi successi, ma anche accettare i propri errori. In finale “Fogna” è riuscito ad andare in contro alla sconfitta senza fare drammi. Nel torneo ATP San Pietroburgo c’è stato tecnicamente tutto il Fognini che conosciamo: quello che sa sconfiggere i migliori, ma che può cadere anche contro quelli che, classifica alla mano, sarebbero più scarsi. Al di là del fattore tecnico, vorremmo rivedere questo Fabio anche in futuro. Che sa ancora meravigliarci, ma anche accettarsi. Senza insulti gratuiti e cattive figure che il suo immenso talento non merita.
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