La finalissima delle Next Gen Finals 2017 tra il russo Rublev e il sudcoreano Chung è storia. Non si è giocata invece la finalina: Coric si è ritirato prima dell’inizio, Medvedev terzo.

Una guerra di nervi risolta da chi ha avuto la forza mentale di non mollare mai. La sfida che ha visto fronteggiarsi il sudcoreano Chung e il russo Rublev, nella splendida cornice della Next Gen Arena, si è chiusa con la vittoria del più forte talento Under 21 al mondo.

Chung campione, Rublev incompiuto

Si erano già sfidati alla seconda giornata della fase a gironi: in quell’occasione aveva vinto Chung in scioltezza (3-0). Ieri sera è stata in parte un’altra storia: il sudcoreano ha vinto infatti 3-1 (3-4, 4-3, 4-2, 4-2). Rublev è partito a mille, conquistando il primo set al tie-break (per 7-5) e portando l’inerzia del match dalla sua parte. Ha avuto l’opportunità di servire per andare sul 2-0: lì però nella sua testa qualcosa si è inceppato, è arrivato un doppio fallo, aprendo di fatto tutta un’altra partita. Il sudcoreano, una vera e propria macchina alla risposta, ha vinto il secondo set al tie-break (per 7-2), anticamera dei due successivi set portati a casa entrambi per 4-2. Il primo campione Next Gen Atp Finals è meritatamente lui, Hyeon Chung, il ragazzone 21enne di Suwon.

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IL PAGELLONE

CHUNG 8 Nel 1995 usciva “Die Hard – Duri a morire”, terzo capitolo della saga col poliziotto John McClane protagonista (interpretato da un certo Bruce Willis). Hyeon Chung sarebbe nato soltanto un anno dopo, il 19 maggio 1996, ma nessun giovane del circuito ne incarna lo spirito come lui. Eppure ieri è sembrato che il lieto fine potesse sfumare per davvero, quando Rublev è andato a servire sul 3-2 al secondo set dopo aver già vinto il primo. “La fortuna aiuta gli audaci” diceva un vecchio detto e ha confermato la partita di ieri. Da oggi i mostri sacri del circuito dovranno temere questo ragazzo che ha tutti i tratti del supereroe che non ti aspetti: porta gli occhiali, sembra non conoscere il sudore nonostante si faccia le maratone, non accompagna le sue giocate con grida intimidatorie. La sua arma? La difesa. Ributta dall’altra parte l’80% delle palle che gli arrivano, prende l’avversario per sfinimento. Il suo futuro è ora DIE HARD 

RUBLEV 5 Esce dal campo dopo un’ora esatta di gioco, quando perde il secondo set,  scambiando la parità parziale per sconfitta annunciata. Il russo è un mix tra vitalità coraggiosa e paura di morire. Le sue grida dopo ogni game conquistato all’inizio sono degli inni alla gioia, alla vita, che potrà regalarci qualsiasi cosa se ce la mettiamo sempre tutta. Eppure basta poco, qualcosa va storto, ed ecco le stesse grida trasformarsi in disperazione: succede quando cadiamo prima dei nostri limiti e tutto ci sembra così insormontabile. Chung non è un avversario: è la concretizzazione delle paure di Rublev, è il suo braccino corto, forse è il destino che gli dice chiaramente “bravo ragazzo, bravissimo, ma non sei ancora pronto”. Le racchettate contro il cemento della Next Gen Arena sono una conseguenza sterile della frustrazione del moscovita, che ha chiuso secondo nonostante fosse la testa di serie numero uno del torneo ALFA E OMEGA

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Simone Lo Giudice
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