Epilogo a sorpresa per la Parigi-Nizza: Primoz Roglic cade due volte, non riesce a rientrare e perde una corsa che aveva dominato. Bis per Schachmann, che aveva già vinto l’anno scorso. Nessun sussulto dagli italiani.

ROGLIC E IL GIALLO, LA MALEDIZIONE PROSEGUE: EPILOGO A SORPRESA ALLA PARIGI-NIZZA

First reaction: shock. L’emozione che prevale è questa, dopo l’epilogo a sorpresa della Parigi-Nizza 2021. Una corsa che aveva un padrone incontrastato, Primoz Roglic: lo sloveno, nel pieno del suo primo picco di forma in una stagione che lo vedrà nuovamente inseguire il sogno del Tour de France, aveva mostrato una gamba a dir poco invidiabile vincendo tre tappe. Non perfetto nella cronometro, dov’era arrivato “solo” terzo, Roglic si era scatenato nei giorni seguenti: vittoria per 12” nella tappa di Chiroubles, con le prime salite, vittoria allo sprint nella frazione mossa di venerdì e primo allungo in classifica. E poi, il successo contestato di ieri, andando a riprendere Gino Mader a 50m dall’arrivo e rifilando il “buco” e qualche secondo d’abbuono ai rivali. Roglic era così arrivato all’ultima tappa, la classica frazione ricca di saliscendi che porta verso Nizza, con un margine di 41” su Schachmann (33” di abbuoni) e 50” su Izagirre, e tutti si aspettavano per lui una giornata di relativa quiete. La Jumbo si era limitata a controllare la fuga e attendere eventuali attacchi altrui nel finale per poterli rintuzzare, finchè non è iniziato il calvario di Primoz: una prima caduta, poi la seconda. Pantaloncino distrutto, sangue che scendeva copioso e soprattutto nessun compagno pronto ad aiutare la maglia gialla: Roglic ha lottato contro il dolore e il fato avverso, ha rischiato di cadere una terza volta “allungando” una traiettoria in discesa, ha trovato qualche alleato sulla strada, ma ad un certo punto ha alzato bandiera bianca.

All’arrivo il suo distacco è di 3’08” dal vincitore di giornata Cort Nielsen e da Schachmann, che ha vinto per il secondo anno consecutivo (e con un pizzico di fortuna) la Parigi-Nizza: il tedesco è stato lucido, non rischiando nulla e approfittando dei problemi del rivale, mettendo tutta la Bora a tirare per guadagnare il più possibile. E nelle fasi finali della tappa odierna ha rintuzzato gli attacchi di uno scatenato Vlasov, che chiude secondo a 19”: terzo Izagirre a 24”. E Roglic? Per lui il dolore fisico e mentale, e un 15° posto finale nella generale (2’16” di ritardo) che non rende giustizia a una Parigi-Nizza corsa in maniera stupenda, seppur con un pizzico d’arroganza di troppo nella giornata di ieri. Un 15° posto che fa proseguire la sua personalissima maledizione in terra francese, in una Nizza che è stata priva di emozioni per i colori italiani: qualche piazzamento e la fuga odierna per Trentin (ieri ci aveva provato Cattaneo), una buona prova di Formolo oggi e nient’altro, col 26° posto di Aru a 6′ come miglior risultato azzurro.

ROGLIC E LA “MALEDIZIONE” DEL GIALLO: L’ANNUS HORRIBILIS DELLO SLOVENO

Grandi vittorie e fragorosi tonfi. Se c’è un campione nello sport mondiale che incarna al meglio la caducità delle cose, l’impossibilità di pianificare qualcosa nella vita e quel fragile filo che separa il successo dal fallimento, è senz’altro Primoz Roglic. Un campione umano, capace di cadere e rialzarsi, di mostrarsi sia fragile che invincibile. Che, con le maglie gialle, ha il più classico degli amori sofferti. Avete presente quel rapporto che capita a tutti noi una volta nella vita? Conosci una ragazza/o perfetti per te, la classica persona con cui il tempo vola e ti senti “leggerissimo”, ma per un motivo o per l’altro non riuscite mai a stare insieme: quando lei è libera, tu sei fidanzato, o viceversa, eppure non riesci mai a dimenticarla. E, ogni volta che vi rivedete e/o risentite, la tua mente pullula di “e se…”. Il rapporto di Primoz Roglic con la maglia gialla è esattamente questo: indossata per giorni e giorni nelle corse-ASO, mai indossata sul podio finale per coincidenze sfortunate e/o repentini cali di forma. La “sente” sua da tempo, ma non la indossa mai nel giorno in cui conta davvero. Emblematico l’ultimo anno dello sloveno, per descrivere questo amore maledetto col giallo. Delfinato 2020: Roglic è saldamente in testa al termine della 4a tappa, ma non parte il giorno seguente per i postumi di una caduta (vincerà Martinez). Tour de France 2020: Roglic l’ha dominato, salvo poi calare nella terza settimana e vedersi avvicinare Pogacar.

Tutti si aspettano che si difenda e mantenga il simbolo del primato nella cronometro della Planche des Belles Filles, invece crolla e perde oltre due minuti: chiuderà secondo quel Tour dopo aver passato 12 giorni in giallo, riscattandosi psicologicamente con le vittorie tra Liegi e Vuelta e un ottimo Mondiale. E arriviamo alla Nizza 2021: dominata da Primoz, con tre vittorie di tappa e la leadership fino al fattaccio dell’ultimo giorno. Giallo maledetto per Roglic, e vittoria per Schachmann: il tedesco si prende così la scena per il secondo anno consecutivo, strappandola a Primoz. In una Parigi-Nizza che ha confermato il dominio di Sam Bennett nelle volate, e mostrato il talento di Cees Bol: sarà lui il futuro degli sprinter, magari quando troverà un treno alla sua altezza? E Primoz Roglic, si riprenderà dall’ennesimo scherzo del destino e vincerà il Tour, oppure proseguirà la sua serie negativa in terra francese? Ai posteri l’ardua sentenza.

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Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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