Gianni Moscon torna sotto i riflettori per il pugno rifilato ad Elie Gesbert durante la 15a tappa del Tour de France 2018. Un brutto gesto che gli è costato la squalifica dalla Grande Boucle.

Gianni Moscon

 

MOSCON, ADDIO TOUR DE FRANCE

«Why always me?». Già, perché sempre io? L’ironica domanda, comparsa sulla maglia celebrativa di Mario Balotelli ai tempi del Manchester City, nel 2011, torna di moda. Stavolta, non ci sono gol da festeggiare in barba ai cugini dello United. Ora i toni sono ben diversi e hanno il gusto amaro di un rimprovero. Perché, caro Gianni? Perché hai combinato un simile disastro? Non ti era bastato il lungo processo per la presunta responsabilità nella caduta di Sébastien Reichenbach? Non era stata sufficiente la sospensione per gli insulti razzisti ai danni di Kevin Reza? Il Tour de France 2018 perde Moscon, anzi lo spedisce direttamente a casa. Groppo grave il gesto di stizza nella 15a tappa, con quel pugno rifilato al corridore della Fortuneo, Elie Gesbert, e sanzionato grazie all’applicazione della VAR, la grande novità della stagione in corso. Un episodio deprecabile, che, forse, mette a rischio la permanenza del ventiquattrenne trentino nel team Sky. La formazione britannica lotta da anni per difendere la propria immagine di squadra impegnata nella costruzione di un ciclismo pulito. E se per il caso Froome si era mobilitato per difendere strenuamente il proprio campione, stavolta non solo non si intravvedono appigli per scagionare Moscon, ma si ha la sensazione che oltre la Manica si sia persa la pazienza per le marachelle del campione italiano a cronometro.

DA ENFANT PRODIGE A BAD BOY

«Perché sempre io?». Perché, caro Gianni, ci ricaschi continuamente? Purtroppo, gli alti e bassi di questo corridore sembrano ricordare fortemente carriere di atleti provenienti da altre discipline. Storie fatte di imprese mirabolanti e tonfi carichi di autolesionismo. Moscon ha già assaporato il meglio ed il peggio dei riflettori puntati addosso. Non è svanito il ricordo della sua Parigi-Roubaix 2017, corsa con il piglio del campione esperto e scafato. In quella domenica primaverile, il trentino del team Sky impressionò il mondo. Non vinse, ma il quinto posto finale venne letto da molti come un segno premonitore. Il presagio di trovarsi di fronte ad un fuoriclasse. Effettivamente, il successo a cronometro nel campionato italiano ha fatto gridare forte all’enfant prodige. Poi le sbandate, non controllate come sul pavé francese, ed ecco pronta l’etichetta di “bad boy”, ragazzo cattivo. In un colpo solo le prodezze della prima parte della scorsa stagione sembrano annacquate. Ora, dopo aver toccato il fondo, Gianni deve risollevarsi. Deve mostrare di non essere solamente un corridore con buoni colpi sparsi qua e là. A poco servono le scuse miste a giustificazioni, spiegando di non aver colpito il collega, ma di averlo solamente minacciato. Un potenziale campione non deve dar retta al nervosismo. Non può permetterselo. Ora Moscon ha il dovere di provare ad illuminare gli appassionati con i suoi scatti. Lo deve a sé stesso e a chi crede in lui, per dimostrare di essere ancora un enfant prodige.

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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