Lennard Kamna ha una storia particolare alle sue spalle, con una pausa di riflessione che minacciava di fermare la carriera. Un messaggio per Egan Bernal?

Avanti e indietro, più velocemente, più forte di prima. La nostra routine è una sfida continua contro il tempo. Sembra non esserci spazio per le emozioni o forse ogni sentimento è quasi condannato ad avere un suo spazio ben definito e incastonato in ritmi ben definiti. Qualcosa di analogo avviene anche nel ciclismo, uno sport che lotta sempre contro lo scorrere delle lancette, quasi cercando di rallentarle.

PAUSA

Lennard Kamna è riuscito in questa missione, ma non perché sia riuscito ad andare più forte di tutti. Ha stoppato il tempo dell’agonismo per riflettere e valutare se valesse davvero la pena proseguire. Nel 2018, infatti, il tedesco classe 1996 aveva deciso di comune accordo con la sua squadra, il team Sunweb, di fermarsi per un periodo indefinito. Voleva capire le ragioni dell’improvviso tracollo dei primi mesi di quella stagione, quando non ritrovava l’armonia in sella come avvenuto nell’annata precedente. Nel 2017, Kamna era un neoprofessionista desideroso di apprendere ogni segreto dai compagni campioni, dimostrando di essere un ottimo allievo. Poi gli infortuni che limitavano la sua crescita. Lennard ha deciso di prendersi una pausa di riflessione, per capire la natura dei suoi guai e per valutare se davvero correre fosse fino in fondo la sua vita. La fuga di ieri, con la prima brillante affermazione al Tour, certifica che il nuovo asso della Bora Hansgrohe è nato per gareggiare in bici e non solo come semplice comprimario, ma anche con legittime grandi ambizioni.

LEZIONE

Curiosamente la vittoria di Kamna sblocca il suo team ancora a secco, beffando un’altra squadra al di sotto delle aspettative fino a questo momento: il team Ineos. L’ex corazzata inglese è sembrata andare totalmente in tilt negli ultimi mesi con scelte tattiche a dir poco discutibili. L’errore principale è stato non valutare correttamente lo stato di forma dei suoi capitani. Il reietto Geraint Thomas è stato dirottato alla Tirreno-Adriatico con ottimi risultati, mentre il prescelto Egan Bernal è naufragato alla Grande Boucle tra problemi fisici, come il mal di schiena che lo affligge ormai da due mesi, e l’enorme pressione derivante dall’essere numero 1 della corsa e capitano indiscusso della squadra. Probabilmente troppo anche per un campione del futuro. Oggi l’ex re del Tour è stato costretto a ritirarsi, proprio prima che la corsa imboccasse le strade a lui più congeniali. Una beffa nel dramma sportivo che sta vivendo il colombiano, mai così fragile e in crisi di identità. Ora, forse, a Bernal servirebbe proprio una pausa di riflessione, seguendo l’esempio di Kamna. La sconfitte e gli insuccessi sono quanto di più prezioso alla sua età perché insegnano moltissimo e fortificano in vista delle vittorie di domani. Non è un caso se i grandi campioni della storia recente hanno svoltato la carriera dopo i 25 anni, irrobustiti da un lungo processo di apprendimento. Chissà se il punto più basso della sua breve carriera potrà diventare la molla per tornare nuovamente a volare come il condor sulle Ande, in cerca di nuove e inesplorate vette da conquistare.

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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