Filippo Ganna salva il bilancio della Ineos Grenadier. La corazzata inglese si aggrappa ai suoi uomini meno appariscenti per non affondare in un 2020 da incubo.

Filippo Ganna (fonte profilo Twitter Giro d’Italia)

Centonovantadue centimetri. Questa è l’altezza di Filippo Ganna. Una misura notevole, specialmente se confrontata con quella di tanti colleghi, più piccoli e scattanti. Il piemontese appare come un gigante rispetto soprattutto agli scalatori dal fisico minuto. Probabilmente era scritto da qualche parte che fosse lui a imporsi nella Sila, la terra dei giganti, gli alberi chiamati così per le loro dimensioni ragguardevoli. Gigantesca è anche l’impresa di Pippo, bravo a trascinare con sé altri sette corridori in una fuga partita da lontanissimo, a pochi chilometri dal via. Poi, alla maniera dei grandissimi, se li è lasciati tutti alle spalle. Probabilmente non deve nemmeno sorprendere troppo lo strapotere con cui Ganna ha trionfato in terra calabrese. Nel giro di un mese ha già firmato quattro centri, uno dei quali è il campionato del mondo a cronometro. Sorprende semmai la capacità di sapersi adattare anche a un terreno come la salita, teoricamente meno amichevole rispetto ai tracciati in cui si sfidano le lancette del tempo o ai velodromi della pista. Forse, di fronte a questi enormi margini di miglioramento, si può iniziare a sognare un futuro da assoluto protagonista anche in altre discipline per il “Top Gun” azzurro.

BILANCIO

Il trionfo di Filippo non è solamente la conferma che il movimento italiano sta lavorando con ottimi risultati. È anche una boccata d’ossigeno tremendamente importante per la Ineos Grenadiers, scopertasi improvvisamente piccola. La corazzata inglese sta vivendo un 2020 da incubo. Chris Froome non sembra aver recuperato dal terribile incidente che lo sta tenendo fuori dalla scorsa stagione. Egan Bernal ha mostrato solamente a sprazzi una condizione accettabile e da metà agosto in poi è stato fortemente limitato dal mal di schiena al punto da ritirarsi dal Tour de France. Iconica della iella che ha colpito il Dream Team degli ultimi anni è il caso di Geraint Thomas: il gallese era il vincitore annunciato del Giro d’Italia, ma la sua corsa è durata solamente tre tappe. Colpa di una borraccia capitata accidentalmente sulla sua strada nel chilometro zero della terza frazione. Risultato: bacino fratturato e mesto ritiro. Nell’anno in cui i capitani sono bersagliati dalla malasorte, la Ineos sta riscoprendo l’importanza dei gregari o delle stelle che negli altri anni erano stati considerate meno importanti. Basti pensare quando, dopo un grande 2012, la corazzata britannica, allora sotto il nome di Sky, decise di non puntare sul campione del mondo uscente Mark Cavendish preferendo concentrare tutte le risorse esclusivamente sui Grandi Giri. Discorso simile anche per un altro ex iridato come Michal Kwiatkowski, arrivato nello squadrone inglese e presto sacrificato per le vittorie in serie di Froome, Thomas e Bernal tra il 2015 e il 2019. Scelte risultate azzeccate visto il risultato finale,che però hanno anche posto ora Ineos a dover reinventare una corsa senza capitano in due appuntamenti importantissimi come Tour de France e Giro d’Italia.

APPIGLI

Proprio Kwiatkowski è stato uno dei pilastri a cui l’ex Sky si è aggrappata in questo momento difficile. Sua l’unica vittoria alla Grande Boucle, condita dall’abbraccio con un altro totem inaspettato come Richard Carapaz. Lo storico luogotenente e il nuovo arrivato hanno salvato l’onore in Francia. Una riproposizione di ruoli simile a quella vista oggi sulle strade italiane. Senza Thomas, ecco l’assalto di Salvatore Puccio, storico gregario, e appunto Ganna, la scommessa vincente. Aspettando l’acuto di altri corridori come il giovane inglese Tao Geoghegan Hart, la Ineos si lecca le ferite e programma il 2021, aspettando la fine dell’annus horribilis. Sarà inevitabilmente una stagione importante per la squadra dei sogni. Un’annata decisiva per capire se saranno ancora sogni d’oro o incubi neri come la divisa adottata per questo 2020, vicina solo cromaticamente alle maglie dei trionfi di Froome nel suo momento migliore. La ristrutturazione sta già avvenendo con il ritorno dell’esperto Richie Porte, l’innesto prezioso di Adam Yates e gli arrivi dei giovani Laurens De Plus, Daniel Martinez e Tom Pidcock. Linea verde e tanta voglia di tornare grandi. Questo finale di stagione fornirà altre indicazioni sulle fondamenta su cui basarsi per ricostruire l’impero perduto.

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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