Il parasnowboarder Jacopo Luchini ci ha raccontato come sta andando la sua stagione e che cosa si aspetta per le Paralimpiadi invernali di Pyeongchang 2018.
Coraggio, entusiasmo e passione. Bastano queste tre parole per descrivere Jacopo Luchini, parasnowboarder che si sta togliendo grosse soddisfazioni con la maglia della Nazionale italiana. Il 27enne toscano è intervenuto ai microfoni di “Minuti di Gloria” per raccontare le sensazioni provate in Coppa del Mondo, in attesa di fare il suo esordio alle Paralimpiadi sulle piste di Pyeongchang a marzo (dal 9 al 18).
L’INTERVISTA
Jacopo, in questa Coppa del Mondo ti sei tolto molte soddisfazioni…
Quest’anno è iniziato bene per me, ma anche per tutta la nostra squadra. Sono riuscito a conquistare già quattro medaglie su sei gare che abbiamo fatto: una è stata in Coppa Europa, le altre si sono disputate tutte in Coppa del Mondo. Ho vinto due argenti e due bronzi. La prossima tappa mondiale sarà in Canada: spero di centrare il podio.
Come ti sei avvicinato a questo sport?
A me manca la mano sinistra dalla nascita. Lo snowboard è stato per me un hobby inizialmente: andavo a farlo da ragazzetto con gli amici e potevo praticarlo solo al fine settimana. Da lì, piano piano, ho iniziato con le prime gare, sono stato notato da alcune maestri degli impianti in cui andavo a sciare. Mi hanno proposto di iscrivermi ai campionati italiani per iniziare la mia carriera agonistica. Piano piano sono arrivati i risultati, fino alla chiamata in Nazionale avvenuta due anni fa: sono uno degli ultimi arrivati, sono il novello della squadra.
Hai già ottenuto però grandi traguardi?
Sicuramente, è stato un bell’esordio il mio. A livello internazionale però non ho iniziato a vincere subito medaglie: ero un po’ indietro rispetto alla media. Però abbiamo lavorato tanto con tutto lo staff in questi due anni, mi sono allenato tutti i giorni sia d’estate che d’inverno. I risultati sono venuti da soli.
Con quali prospettive ti avvicini alle tue prime Paralimpiadi?
Sono sempre alte come in ogni gara: si punta al podio. Mi manca il gradino più alto ancora: cerco quello. So che la concorrenza è molto forte, specialmente nella mia categoria in cui gli americani sono una spanna sopra tutti, ma possono sbagliare. Nel boardercross, che è una disciplina dove si corre con l’avversario, può succedere di tutto. Un piccolo errore, una caduta possono cambiare completamente la gara. L’importante è esserci, essere sul pezzo e non mollare mai.
Nell’ultimo anno è cresciuto molto il movimento paralimpico estivo: è successo nel ciclismo, nella scherma, nel nuoto ad esempio. Anche gli sport invernali stanno conoscendo un fenomeno simile?
Anche il nostro mondo sta evolvendo sotto ogni punti di vista. Il mio sport ha visto una crescita impressionante negli ultimi due anni: dal mio arrivo in Nazionale si sono raddoppiati i numeri degli atleti sia nella mia categoria che nelle altre. Ed è aumentato anche il numero degli atleti iscritti alle gare. Oggi vincere una medaglia non è semplice, soprattutto quando ci ritroviamo a competere con Nazionali più preparate rispetto a noi sia dal punto di vista tecnico che atletico. La cultura italiana dello snowboard non si può ancora paragonare a quella americana, però stiamo crescendo tanto come movimento. Voi seguiteci nel mese di marzo su Rai Sport… e forza Italia!
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